Ai familiari ha raccontato di avere dolore alla schiena, di non volersi recare all'ambulatorio del carcere per paura di una diagnosi o di farsi prescrivere farmaci. M5s: "Il nostro lavoro per riportarlo a casa non si ferma"
"Buon Natale a tutti i miei colleghi e sostenitori. Fate sapere che sono qui perché sono un difensore dei diritti umani". Sono parole che Patrick Zaki, studente egiziano dell'Università di Bologna detenuto da 10 mesi nel carcere di Tora, in Egitto, ha scritto su un foglio consegnato alla sua famiglia durante la visita di lunedì. Lo riportano sui social network gli attivisti della campagna "Patrick libero". Nel biglietto anche un pensiero in italiano per i suoi amici e colleghi dell'Università e per i sostenitori della campagna per il suo rilascio.
Zaki si è detto "pieno di gratitudine per il popolo gentile d’Italia", ma "furioso per il fatto che tutte le azioni compiute finora da persone ed entità diverse in tutto il mondo non l'abbiano ancora fatto uscire di prigione fino a questo momento".
"Durante tutta la visita, Patrick ha sottolineato che all'inizio ha pensato di essere stato preso per sbaglio - si legge nel messaggio pubblicato dagli attivisti - e che sarebbe uscito non appena l'incomprensione fosse sparita. Tuttavia, ora è certo di essere stato punito per il suo lavoro, ha detto 'che sia chiaro che io sono qui perché sono un difensore dei diritti umani e non per un qualsiasi altro motivo inventato'". Ha anche aggiunto "che in ogni seduta del tribunale il giudice fa le stesse domande e poi rinnova la sua detenzione, oltre al fatto che l'unica volta che l'accusa gli ha fatto vedere i presunti post di Facebook si sono rivelati essere i post di altre persone e non le sue parole. Si tratta di un semplice caso di vendetta e nient'altro".
Patrick, che soffre di dolori di schiena, "non vuole visitare l'ambulatorio del carcere - si legge ancora - perché ha un medico a Bologna di cui si fida e ha paura di farsi fare una diagnosi o di farsi prescrivere dei farmaci". Dopo che Patrick ha passato "il Natale occidentale in carcere, c'è ancora tempo per festeggiare il Natale orientale con la sua famiglia, il 7 gennaio", scrivono infine i sostenitori della campagna di liberazione, invitando tutti a rispondere alle parole dello studente.
M5s: "Il nostro lavoro per riportarlo a casa non si ferma" - "Le parole di Zaki dal carcere sono commoventi e ci spingono a non abbassare la guardia": così in una nota le deputate e i deputati del MoVimento 5 Stelle in Commissione Esteri. "Ringraziamo Patrick Zaki per il suo impegno, la sua determinazione nel difendere i diritti di tutte e tutti. Il nostro impegno è quello di fare tutto il possibile affinché possa tornare il prima possibile alla sua vita, ai suoi studi e soprattutto ai suoi cari che lo stanno aspettando da dieci mesi perché, come ricordato anche dal ministro degli Esteri Luigi Di Maio, il governo ha 'a cuore il suo caso come se fosse italiano'. Il nostro lavoro per riportarlo a casa non si ferma", concludono i parlamentari M5S.
Amnesty Italia: "La sua lettera è dolce ed emozionante" - "La lettera che ha fatto uscire oggi Patrick è molto dolce, mette grande tenerezza ed emozione. E' bello che sappia dell'enorme mobilitazione che c'è in Italia, soprattutto a Bologna, ed è bello che in qualche momento della giornata lui con la mente provi ad evadere da quella cella in cui trova dolore fisico enorme e si trasporti a Bologna, perché ha capito che lì sono la sua vita e il suo futuro". Così Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia, ha commentato la lettera.
"E' bello anche che si definisca difensore dei diritti umani - ha aggiunto Noury - per noi Patrick lo è, siamo contenti che condivida questa definizione di sé. Resta il fatto che la situazione rimane urgente e occorre un intervento rapido e risolutivo per far si che Patrick esca. Abbiamo fiducia nelle parole del ministro Di Maio - ha concluso il portavoce di Amnstey - che pochi giorni fa ha detto che farà di tutto per farlo tornare presto dalla sua famiglia".