Attenzione a dar per finita la lunga biografia del manager
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La fama che Carlos Ghosn si è guadagnato nel suo ventennio alla guida di Nissan supera ogni immaginazione. Il super manager è stato protagonista di un manga a lui dedicato, sì proprio le strisce di fumetti per cui in Giappone impazziscono. E quando ai cittadini del Sol Levante fu chiesto quale straniero potesse aiutare il Paese a risollevarsi dalla crisi economica, secondo è arrivato Barack Obama e primo Carlos Ghosn.
Dʼaltronde che il numero uno dellʼAlleanza Renault-Nissan-Mitsubishi fosse un manager dai superpoteri è risaputo, alimentato anche dagli aneddoti che lʼhanno reso famoso. Quando arrivò nel 1999 a Tokyo per guidare Nissan (e salvarla!), impose a tutti i funzionari di riferimento, quadri e manager, di parlare inglese, e la cosa non fu proprio facile da digerire da quelle parti. Non faceva mai ferie, ma si raccontava che per 5 giorni allʼanno in agosto Ghosn partiva per il Brasile, andava a salutare il padre a Rio (prima che morisse) e poi in Amazzonia con un piccolo codazzo di ardimentosi a seguire corsi di orientamento, meditazione e sopravvivenza.
Amazzonia che non è casuale nella biografia del manager. Nato in Brasile da una famiglia di benestanti imprenditori libanesi, che aveva scelto il Sud America per sottrarsi alle incertezze mediorientali. Ma a 6 anni ritornò a Beirut con la madre, che gli fece frequentare un liceo cattolico gestito dai Gesuiti. Poi da grande in Francia, a laurearsi in Ingegneria allʼEcole Politechnique e a 24 anni entrare in Michelin. Che lo mandò negli Stati Uniti e qui una lunga carriera fino ad arrivare al vertice del colosso della gomma. Rientrò poi in Francia, chiamato dal numero uno di Renault Louis Schweitzer, uno di quei nomi cui non si può dire di no: ginevrino, calvinista, quel cognome lo condivideva con un parente famoso, nientemeno che il Nobel per la Pace Albert Schweitzer…
Ghosn ci ha messo del suo nel costruirsi la carriera e la fama. Nel 1999 Renault dette vita a unʼalleanza strategica con Nissan, di cui rilevò una parte significativa del capitale (44%), e mandò il supermanager con tre cittadinanze (libanese, brasiliana e francese, ottenuta poco dopo la laurea) a guidarla. Non una fusione, ma unʼalleanza appunto, che nel tempo avrebbe inglobato la rumena Dacia, la coreana Samsung Automobile, la giapponese Mitsubishi. Nel 2005, quando Schweitzer lasciò, Ghosn si mise a capo anche di Renault e oggi lʼAlleanza conta come il primo produttore di auto al mondo: 10,7 milioni di unità nel 2017, la metà col marchio Nissan.
La parabola del manager giramondo e poliglotta sembra essersi compiuta ieri, con lʼaccusa di aver fatto false dichiarazioni sul reddito e sui bilanci aziendali. Evasione fiscale, appropriazione indebita, truffa e insomma quel tipo di reati finanziari che di solito si contesta ai super boss delle grandi aziende. Eppure Ghosn è ricco: nel 2017 ha guadagnato 16,8 milioni di euro soltanto di stipendio per le cariche nellʼAlleanza! La cosa bella è che lʼindagine delle Autorità giapponesi è partita da denunce giunte dallʼinterno di Nissan. Nel frattempo crollo dei titoli Renault e Nissan in Borsa e licenziamento in tronco del supermanager e del suo vice Kelly.
Ma i tempi della giustizia sono lunghi e si ricorda in casa Renault un altro caso analogo: nel 2011 il vicepresidente Patrick Pelata fu coinvolto in una spy story di segreti industriali scambiati. Scandalo, licenziamento immediato di Pelata e… niente, lʼindagine finì nel vuoto ma nel frattempo il manager era uscito di scena da Renault. Salvo poi riprendersi il suo ruolo di manager in altre aziende. E Ghosn? Qualche anno fa pare gli fu proposta la candidatura alla presidenza della Repubblica libanese… ma Carlos di cittadinanze ne ha tre!