Prodotti in Usa i motori destinati a Maranello
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La Ferrari americana? È già realtà. Le affermazioni di Luca di Montezemolo sulla Ferrari destinata ad avere collaudate sinergie industriali con Chrysler sono confermate dai fatti. Il mese scorso alcuni ingegneri di Maranello sono volati in Michigan, nello stabilimento di Trenton, per le consulenze legate all'assemblaggio dei nuovi motori per le berline Maserati Ghibli e Quattroporte. È a Trenton infatti che viene realizzato il motore 6 cilindri a V in alluminio di 3 litri di cilindrata che, poi, verrà spedito a Maranello per l'installazione finale sulle vetture.
Sinergie all'interno del gruppo Fiat Chrysler Automobiles, ovvio, destinate in futuro a diventare sempre più stringenti. A Montezemolo forse la decisione di portare la produzione di motori V6 in Usa non è piaciuta, perché è chiaro che un propulsore del Cavallino (o del Tridente) prodotto in Usa perde la tipicità del “made in Emilia”, quella terra dei motori che nessuna landa al mondo sa eguagliare per qualità dinamica dei suoi prodotti. Ma Marchionne guarda con l'occhio lungo del neonato gruppo che dovrà consolidarsi nei prossimi anni. L'obiettivo è di passare, da qui a 4 anni, dagli attuali 4,5 milioni ai 6 milioni di veicoli prodotti l'anno. Ferrari non è toccata dalla questione, continuerà a produrre le sue 7.000 supercar l'anno (e guai a ingolfare la sua esclusività), però all'orizzonte c'è un traguardo importante: la quotazione in Borsa il prossimo 13 ottobre. E come piazza è stata scelta Milano? No, Wall Street! Altro segnale, ma ce n'è un terzo che molti commentatori hanno trascurato in questi giorni di polemiche: Montezemolo non è entrato nel primo consiglio di amministrazione della neonata FCA.