Prova su strada

Mazda CX-60 e-Skyactiv G PHEV: la prova su strada

Della serie quando il premium non è tedesco. La CX-60 è un concentrato di comfort e tecnologia e su strada si viaggia in prima classe.

01 Lug 2024 - 12:26
 © Ufficio stampa Mazda

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La Mazda CX-60 è stata progettata per sgomitare nel privilegiato mondo delle Suv premium. Si tratta di un “incarico” importante: il suv giapponese avrà il compito di aiutare Mazda a posizionare la sua immagine ancora più in alto (e adesso in questa missione sarà affiancata anche dalla più grande CX-80).

È grande ed elegante

 Costruita sulla piattaforma di nuova concezione Large Product, CX-60 ha una lunghezza di 4,74 m, una larghezza di 1,89 m e un’altezza di 1,68 m. Sono valori che la circoscrivono di diritto nel segmento D: guardandola da fuori impressiona per lo slancio che regala il suo design, aiutato da un cofano particolarmente lungo e piatto e da una zona riservata all’abitacolo spostata più verso il posteriore. Verrebbe da dire che il Kodo Design ha colpito ancora ed effettivamente è proprio così: anche la CX-60, come tutte le altre Mazda, ha uno stile che appassiona perché sa essere elegante ma allo stesso tempo audace. All’anteriore spicca la griglia single frame a effetto tridimensionale, che divide il gruppo ottico con la nuova firma luminosa che si raccorda con la mascherina. La fiancata è minimalista, senza troppi tagli, pulita e impreziosita dai nuovi cerchi in lega che hanno misure da 18” fino a 20”. Massiccio ma altrettanto elegante è il posteriore, che incorpora i nuovi fari a led e a sviluppo orizzontale.

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Gli interni parlano di puro comfort

 Entriamo nell’abitacolo della CX-60, che ricorda quanto detto per gli esterni. Di spazio ce ne è tantissimo ed è stato concepito con una certa eleganza, nella scelta dei materiali, nel loro accostamento, nelle finiture e negli assemblaggi. Altri due elementi che ci hanno sorpreso sono stati la luminosità e il silenzio a bordo, dal momento che ogni rumore esterno o asperità del terreno è filtrata nel migliore dei modi all’interno, alzando così il livello del comfort. La CX-60 della nostra prova era una Takumi, molto ricca per dotazione; per fare qualche esempio aveva i sedili in pelle e l’head-up display e diversi inserti in legno accostati ad altri rifiniti in tessuto.

© Ufficio stampa Mazda

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Tra i vari comandi, segnaliamo quello per la scelta delle quattro modalità di guida (Normal, Sport, EV e Off road), ma anche la manopola collocata tra i sedili anteriori dalla quale si gestisce il sistema multimediale visionabile nello schermo grande 12,3”. Tornando al comfort di bordo, oltre al tanto spazio, abbiamo apprezzato la straordinaria accessibilità e la qualità delle sedute, sia nei sedili anteriori che nel divano posteriore, dove in tre si sta bene e anche chi è alto di statura difficilmente tocca il tetto. Anche il bagagliaio non riserva sorprese ma regala conferme: è decisamente capiente grazie ai suoi 570 litri estendibili fino a un massimo di 1.700 litri abbattendo la seconda fila di sedili che presenta anche la botola centrale.

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La meccanica e le prestazioni

 Sotto il cofano la Mazda CX-60 nasconde un quattro cilindri benzina da 2.5 litri in grado di erogare 192 CV; questa unità lavora insieme a una elettrica da 100 kW e ha il supporto di una batteria da 17,8 kWh che garantisce un’autonomia in EV di 60 km nel ciclo di omologazione WLTP. Si tratta della versione plug-in hybrid che offre 327 CV e 500 Nm di coppia massima e prestazioni che garantiscono uno scatto da 0 a 100 km/h in 5,8 secondi e una velocità massima di 200 km/h.

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La dinamica di guida è supportata anche dalla trazione integrale e da un cambio automatico a otto rapporti: insieme regalano una buona spinta, ma non eccessiva, un po’ per il peso della CX-60 (che vista la mole non è eccessivo, parliamo di 2.050 kg in ordine di marcia) ma in generale questo Suv ha un’indole turistica, preferisce macinare chilometri strizzando l’occhio un po’ più al comfort che alla dinamica di guida sportiva (se sollecitata, ha messo in evidenza transizioni un po’ secche e brusche tra un’alimentazione e l’altra). Per quanto riguarda l’assetto, la CX-60 ha sospensioni a quadrilatero alto all’avantreno e multilink nel retro, un assetto che regola con equilibrio il Suv giapponese quando scorre via tra le curve, contenendo il più possibile il rollio. Anche gli ammortizzatori sono tarati per regalare il massimo del comfort, anche se la CX-60 non si trova molto a suo agio sulle buche o sulle evidenti asperità del suolo, cascandoci dentro in modo deciso e facendo difficoltà a filtrarle in abitacolo. Per il resto, abbiamo apprezzato la frenata decisa e sempre efficiente, così come lo sterzo, sempre molto diretto, duro il giusto forse non abbastanza leggero nella guida alle basse velocità in città.

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In conclusione

 La CX-60 è un Suv che ama le lunghe distanze, soprattutto quelle da affrontare in auto e con il miglior comfort possibile, è proprio in questo contesto che lei prende il massimo dei voti. Certo, se vogliamo parlare dei consumi, è normale che il massimo lo restituisce se non si va forte e se la batteria è carica. In condizioni diverse, bisogna fare i conti con il peso e la potenza, elementi che non ci permettono di chiedere più di quanto riscontrato, ovvero consumi che di media si agiravano tra i 10 e gli 11 km/l...ma la domanda è: la scegliereste per questo? La risposta la conosciamo già.

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Per chiudere con i prezzi, come già detto qualche riga sopra, la nostra versione era una Takumi con motorizzazione e-Skyactiv G PHEV 327CV AWD con Comfort Pack integrato e cambio automatico a 8 rapporti, dotata in più dei seguenti 3 Packs: Convenience & Sound Pack, Panoramic Sunroof e Driver Assistance Pack. La versione Takumi, che parte da un prezzo base di 62.785 euro, con l’aggiunta dei 3 Pack sopra elencati, si avvicina ai 70.000 euro.

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