Il mercato auto italiano ha chiuso il 2021 con 1.457.952 immatricolazioni, il 5,5% in più rispetto al 2020, ma il 24% in meno del 2019
Meno di un contentino, anzi una delusione. Il mercato auto italiano ha chiuso il 2021 con 1.457.952 immatricolazioni, il 5,5% in più rispetto al 2020, in cui però le concessionarie sono state, fra lockdown e restrizioni, chiuse varie settimane. Non si è neanche raggiunta la soglia stimata del milione e mezzo di nuove auto vendute, e rispetto allʼanno pre-pandemico 2019 il calo è stato del 23,9 percento.
Il settore trainante dellʼeconomia italiana ‒ lʼautomotive ‒ ha vissuto insomma un 2021 da dimenticare, tra ecobonus concessi e subito esauriti, lunghe settimane in attesa di nuovi incentivi e via con altre agevolazioni, subito assorbite dal mercato. Finite anche quelle riservate alle auto elettriche e ibride ricaricabili, manco a parlare degli incentivi per le termiche che spesso si esaurivano in pochi giorni. Cʼè stata incertezza da parte degli acquirenti, la critica congiunta di Unrae, Anfia e del Centro Studi Promotor, ed è mancata una visione da parte del governo, una strategia precisa per risollevare il mercato dopo lʼanno nero 2020.
Dai dati diffusi dal ministero dei Trasporti e delle Infrastrutture, a dicembre sono state vendute 86.679 auto nuove, vale a dire il 27,5% in meno del dicembre 2020. Il gruppo Stellantis (che ancora parzialmente può considerarsi italiano) ha immatricolato 549.775 vetture, +2,6% sul 2020, ma con una quota mercato italiana che scende dal 38,8 al 37,7%. Insomma, non si salva nessuno, e ciò aggiunge un ulteriore elemento di gravità: lʼinvecchiamento del parco circolante prosegue. Portandosi via tutte le ciance sulla transizione energetica, la lotta allʼinquinamento, i piani green delle aziende. In Italia circolano 40 milioni di auto, molte di queste andrebbero sostituite.
Certo le “scuse” non mancano: la pandemia, la crisi dei microchip, lʼalto costo dellʼacciaio, le remore dei consumatori nel passaggio alla trazione elettrica. Ma proprio per questo, si chiede Gian Primo Quagliano, presidente del Centro Studi Promotor, serve la politica: “occorre varare, come in altri paesi, un progetto organico di transizione allʼelettrico con un piano triennale di incentivi allʼacquisto, anche senza rottamazione. Dovrebbe essere strutturale e prevedere uno stanziamento di almeno tre miliardi di euro nel triennio”.
Per lʼUnrae ‒ i costruttori stranieri presenti in Italia ‒ è sconcertante la non inclusione di nuovi incentivi nella Legge di Bilancio. “Lʼassenza di una strategia almeno di medio periodo, con un piano di interventi organico ‒ spiega Michele Crisci, presidente Unrae e di Volvo Italia ‒ farà ricadere i costi economici della transizione sui consumatori e i costi sociali sui lavoratori di un comparto che genera un fatturato pari al 20% del Pil”. Ed è unʼoccasione persa, perché comunque negli ultimi 18 mesi le vendite di veicoli elettrificati (full electric, plug-in hybrid e hybrid) sono cresciute del 274 percento.