Finiti quelli per la terza fascia, rischiano di essere inutilizzati 300 milioni per auto elettriche e ibride plug-in
Il mercato italiano dellʼauto ha registrato a luglio la vendita di 109.580 vetture, un misero -0,8% rispetto al luglio 2021. Rispetto al luglio 2019 (pre-pandemia) il calo è però del 28%. Nei primi 7 mesi del 2022 il mercato si contrae del 20,3%, attestandosi a 793.856 unità e perdendo circa 440 mila auto di nuova immatricolazione rispetto al periodo pre-Covid.
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Il problema è che il nuovo pacchetto dʼincentivi statali non sta dando gli effetti sperati. Quelli per le auto convenzionali (con emissioni di CO2 da 61 a 120 g/km) sono finiti subito, mentre per le auto elettriche e ibride plug-in ci sono ancora abbastanza risorse. È proprio qui il vulnus del decreto Aiuti: non aver tenuto bene conto dellʼeffettiva situazione del mercato auto italiano, tanto che cʼè il rischio che a fine anno 300 milioni stanziati non siano utilizzati. Secondo lʼUnrae ‒ lʼassociazione delle Case estere in Italia ‒ per la fascia più bassa di emissioni (da 0 a 20 g/km) saranno utilizzati appena il 62% dei fondi disponibili, e l’82% per la fascia 21-60 g/km.
Un problema dʼefficienza del meccanismo incentivi, che per il Presidente dell’Unrae Michele Crisci “deriva soprattutto dalla scelta di escludere dalle agevolazioni le persone giuridiche, cioè enti, società e aziende di noleggio, e anche i privati che scelgono il noleggio a lungo termine, senza i quali la transizione energetica stenta a decollare”. Inoltre, per lʼUnrae, andrebbe ridotto il price-cap per l’accesso agli incentivi statali, ovvero la soglia per ottenerli, visto che le auto ricaricabili (Bev e Phev) sono più costose.