Come le automobili, anche il settore dei veicoli commerciali e industriali, o di trasporto, avranno un futuro a emissioni zero. In questo contesto gioca una partita fondamentale l’entrata in scena dell’idrogeno, favorito dalla Comunità Europea e dal nostro Paese.
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Facciamo ricorso a uno studio elaborato da McKinsey, la multinazionale di consulenza strategica con sede a New York. Nel report “Preparing the world for zero-emission trucks” affronta i tanti temi ancora irrisolti riguardo ai camion elettrici. Il primo vero grande problema è legato ai costi di manutenzione, che si auspica dovranno essere più bassi per essere competitivi nei confronti dei motorizzati diesel. Lo studio McKinsey sostiene inoltre che il costo delle batterie dovrà scendere ulteriormente e che le Case costruttrici si dovranno impegnare per realizzare dei mezzi più leggeri (per ridurre i consumi) e velocizzare le tempistiche di ricarica.
In attesa che la transizione elettrica faccia il suo corso senza volerla accelerare (facendosi carico di problematiche che sono evidenti e oggi di difficile risoluzione), l’idrogeno può venire in soccorso e alimentare i veicoli commerciali, industriali e di trasporto. A testimonianza di questo, riportiamo l’iniziativa legata allo sviluppo dell’idrogeno nel settore dei camion, che tre grandi gruppi come IVECO, Volvo e Daimler Truck condividono. Si chiama H2Accelerate Trucks e ha come obiettivo quello di favorire la realizzazione di otto stazioni di rifornimento di idrogeno per veicoli pesanti nell’ambito del programma Connecting Europe Facility. Inoltre lavora per la messa in funzione di 150 camion a celle a combustibile, progetto finanziato dal programma Clean Hydrogen Partnership.
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Si tratta di mezzi 4×2 o 6×2, con una capacità fino a 44 tonnellate e un’autonomia di almeno 600 km. I fondi concessi dal Clean Hydrogen Partnership saranno di 30 milioni di euro e consentiranno la messa in funzione di veicoli pesanti a emissioni zero alimentati a idrogeno, rendendo più vicino il traguardo dell’abbattimento delle emissioni nel settore dei trasporti. Lo scopo finale del progetto sarà quello di ottenere risultati importanti per “mettere le basi” a una produzione su vasta scala dei camion a celle a combustibile nei prossimi anni. Riguardo alle stazioni di rifornimento, avranno una capacità superiore (>1 tonnellata/giorno) rispetto a qualsiasi stazione pubblica attualmente in funzione e puntano a garantire livelli di disponibilità ultra-elevati grazie a una concezione basata sulla ridondanza N+1 (componenti chiave delle attrezzature vengono duplicati in modo da ridurre al minimo i tempi di fermo, in caso di guasto). Lo studio del posizionamento delle stazioni prevede il loro collocamento lungo i corridoi autostradali di trasporto TEN-T più importanti.
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Pochi giorni fa il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti ha pubblicato la graduatoria dei 36 progetti che sono stati ammessi al finanziamento pubblico per la realizzazione di nuove stazioni di rifornimento dedicate all'idrogeno, per le quali il contributo da parte dello Stato italiano sarà di circa 103,5 milioni di euro. Grazie al PNRR i fondi stanziati saranno di 230 milioni di euro e serviranno per creare la nuova rete nazionale di rifornimento a idrogeno. La data finale per la realizzazione del progetto è quella del 2026. Oggi in Italia ci sono solo due stazioni che riforniscono idrogeno: una si trova a Bolzano e una a Mestre. Per favorire l’utilizzo dell’idrogeno sui mezzi pesanti, il collocamento degli impianti di distribuzione di idrogeno avverrà lungo le maggiori direttive del traffico commerciale pesante. Tra queste ci sono l'asse stradale del Brennero, il corridoio est-ovest da Torino a Trieste e quelle che fanno capo ai corridoi europei TEN-T (le reti di trasporto trans-europee), fino ad arrivare al Sud, in Puglia e Calabria. Probabilmente, altre stazioni verranno costruite vicino le "hydrogen valleys", aree nelle quali si vuole sperimentare il trasporto ferroviario a idrogeno (in Valcamonica, in Umbria e in Sicilia).