Rilanciare un settore in forte crisi
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Dieci proposte al nuovo Governo, di qualunque colore sia. Le ha stilate l’ACI per rilanciare il settore auto in Italia e alleggerire la vita dei 34 milioni di automobilisti del Belpaese. Una ricetta basata su 10 ingredienti che – promette l’Automobile Club d’Italia – avrebbe il merito di far risparmiare 26,8 miliardi di euro agli automobilisti, riducendo di 700 euro la spesa annuale per l’auto, da 3.500 a 2.800 euro.
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Un modo per riportare l’attenzione sul mondo dell’auto, super tassato ma praticamente assente dalla campagna elettorale in corso. Eppure, spiega il Presidente dell’ACI Sticchi Damiani, “gli indicatori di mercato sono negativi da troppo tempo e il 52% degli italiani dichiara che non cambierà auto fino al 2016”. E ciò nonostante il nostro sia uno dei parchi circolanti più vetusti d’Europa. Una crisi che ha pesato lo scorso anno, nel quale hanno chiuso 350 concessionari e sono andati persi oltre 10.000 posti di lavoro. Urge una strategia e l’ACI la suggerisce al Governo che uscirà dalle urne il prossimo 25 febbraio.
La prima proposta è alquanto choc, ma va presa con le molle: abolire il Codice della Strada, sostituendolo con un Codice dei conducenti. Il perché è presto detto: l’attuale Codice della Strada conta 245 articoli e un regolamento di attuazione di 408 articoli e 19 appendici: una giungla normativa che dà spesso origine a fraintendimenti, come l’ultimo sull’uso delle catene da neve. Per l’ACI sarebbe meglio un codice agile, 50 articoli chiari che riguardano la condotta al volante e sganciato dalle norme tecniche su veicoli e infrastrutture stradali, inquadrabili a loro volta in un distinto codice normativo.
La seconda proposta è più semplice: come per le moto dal mese scorso, anche per le auto occorre una patente a livelli da conseguire con gradualità. Una misura ragionevole che va nel senso della maggiore sicurezza, come la terza proposta dei corsi di rieducazione stradale “veri” per il recupero dei punti della patente. Corsi che dovrebbero prevedere esami finali teorici e pratici. Con la quarta proposta si passa all’economia di settore: abolire il superbollo e riformare la tassa di possesso – chiede l’ACI – per rilanciare il mercato. Il bollo andrebbe modulato sulle emissioni inquinanti e ciò aiuterebbe anche a svecchiare il parco auto circolante.
Altra nota dolente per le tasche degli automobilisti: le accise sui carburanti, che come noto valgono un buon 60% del prezzo finale all’utente. L’ACI vuole che venga riformata la disciplina delle accise (imposte di fabbricazione, alcune delle quali risalgono al 1935) e di sterilizzare l’IVA in caso di rialzo del prezzo del petrolio, con la beffa del “doppio aumento”: perché i prezzi del petrolio salgono e su quegli aumenti sale anche l’IVA. Sesta proposta: riformare l’assicurazione obbligatoria, altra croce degli automobilisti. Dal 1990 il prezzo delle polizze RC Auto è aumentato del 150% e per arrestarne l’ascesa l’ACI aveva già presentato al Governo Monti una proposta anti-frode che le ridurrebbe del 40%.
L’idea numero 7 riguarda le multe, voce costata 2,5 miliardi di euro nel 2012 agli automobilisti italiani. La legge stabilisce che il 50% dei proventi di queste sia destinato alla sicurezza stradale, ma le verifiche sui bilanci dei Comuni sono difficili e molti di questi se ne approfittano, trovando il modo più facile per rimpinguare le casse dell’ente. L’ACI chiede più controlli sugli enti locali e una norma che escluda le multe dai criteri del Patto di Stabilità, in quanto destinati ad investimenti per la sicurezza stradale e non a spese correnti delle Amministrazioni.
Tutti d’accordo sulla proposta numero 8: rafforzare gli investimenti nel trasporto pubblico. Contribuirebbe alla crescita e ridurrebbe l’inquinamento. L’età media dei bus italiani è di 10 anni, giusto rinnovare. Anche perché il traffico costa oltre 5 miliardi di euro l’anno e allora – proposta numero 9 – occorre sviluppare una maggiore infomobilità a livello locale. Perché razionalizza il traffico, evita le congestioni, riduce del 30% gli incidenti stradali. La decima proposta riguarda l’istituzione di una “cabina di regia” della mobilità sul territorio, mettendo insieme le amministrazioni: Comuni, Regioni e Polizie locali.