Ma dai dati 2012 emergono alti e bassi
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Incidenti in calo del 10% nel 2012 rispetto all’anno precedente, decessi in calo dei 5,4% e feriti di quasi l’11%. Numeri però da prendere con le molle quelli indicati dall’ultimo Rapporto ACI-Istat sugli incidenti stradali in Italia, una cautela che si deve a un indicatore preoccupante: l’indice di mortalità è passato da 1,85 a 2, indice che rapporta il numero dei morti con quello degli incidenti.
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Ma la cautela è d’obbligo anche per un secondo motivo: i numeri effettivi dei sinistri rilevati sono pur sempre troppi: 184.500 con lesioni a persone in un solo anno solare (il 2012). E troppe sono le 3.650 persone che hanno perso la vita. Un rispetto a loro e a chi fa di tutto – istituzioni, organizzazioni, forze dell’ordine, medici, educatori – per dimezzare il numero delle vittime della strada entro il 2020, come da obiettivo dell’Unione Europea. Il bicchiere mezzo pieno sta nel fatto che dal 2001 al 2012 il numero di morti è calato del 48,6% in Italia. Si muore di meno in città (-8%), ma sulle autostrade il numero è abbastanza stabilizzato.
Nell’Europa dei 27 il calo degli incidenti stradali è stato di circa il 9%. Continuano a morire 55 persone ogni milione di abitanti, e l’Italia con le sue 61 vittime è oltre la media. Il Paese con le strade più pericolose è la Lituania, con un preoccupante indice di mortalità e un rapporto di 100 morti per milione di abitanti, il più sicuro è Malta con 26 decessi.