Lo chiede il Parlamento Europeo entro il 2020
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Veicoli elettrici, ma come, ma dove, ma quando? Sono tanti gli interrogativi che si pongono gli automobilisti italiani quando si parla loro di auto elettriche nel futuro a breve. Ma dove le carichiamo le batterie se non ci sono le stazioni di ricarica? E se anche ci fossero, quanto tempo ci vuole, visto che si parla di ore? L’Italia – è noto – latita sul fronte dell’alimentazione elettrica, che assicura emissioni zero e città più pulite, ma adesso non potrà più farlo e proprio a causa di un italiano.
L’eurodeputato Carlo Fidanza del Ppe è infatti il relatore di una proposta di direttiva che obbliga l’Unione Europea a dotarsi entro il 2020 di una capillare rete di distribuzione per autoveicoli elettrici. Si tratta di 450 mila punti di ricarica nell’UE a 27 Stati, 72 mila dei quali in Italia! La proposta è stata votata a larga maggioranza (30 sì e 7 no) dalla commissione Trasporti del Parlamento Europeo e sarà ora sottoposta al vaglio del Consiglio UE. I tempi sono stretti, al 2020 non manca poi tanto, e l’investimento è decisamente massiccio, ma sono tanti i contrari all’iniziativa, da costruttori auto ai governi che devono contribuire alla spesa. E poi lo stesso Parlamento di Strasburgo, come noto, sarà rinnovato la prossima primavera.
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Passare all’alimentazione elettrica darebbe molti vantaggi: ridurrebbe la dipendenza europea dal petrolio, eliminerà del 60% le emissioni di biossido di carbonio (CO2), promette aree metropolitane meno inquinate. Fidanza parla di “obiettivo ambizioso ma realistico”, anche perché in molti Paesi UE un inizio di rete con punti di ricarica già si intravede. Ma per creare una rete “verde” bisognerà correre: la Germania dovrà attivare 86.000 punti di ricarica, l’Italia 72.000 e il Regno Unito 70.000, quindi la Francia 55.000 e la Spagna 47.000. Tra i meriti della proposta di direttiva votata dal Parlamento UE anche la definizione di standard unici di ricarica, così da sviluppare una rete uniforme.