In vigore soltanto dal 1 luglio 2018
Il Foglio Unico delʼautomobile, che riunisce in un solo documento i certificati di proprietà e di circolazione, entrerà in vigore soltanto il primo luglio 2018. E quanto ai costi, i 39 euro in meno annunciati e ritenuti un gran risparmio per gli automobilisti italiani, sono soltanto indiscrezioni, perché verranno fissati dal Governo con decreto attuativo soltanto due mesi prima (30 aprile 2018) dellʼentrata in vigore del cosiddetto Foglio Unico.
È quanto emerge dal documento arrivato presso la Ragioneria generale dello Stato. Lʼunica consolazione che avranno gli italiani è che il costo della tariffa “non potrà essere superiore alla somma dellʼimporto delle due tariffe”, come oggi previste. Per lʼautomobilista il vantaggio più concreto consiste nelʼavere un unico documento a bordo dellʼauto, e non più il libretto di circolazione e il certificato di proprietà del veicolo (che molti lasciano a casa in un cassetto perché mai richiesto). Il Foglio Unico non prevede fra lʼaltro la creazione di unʼunica agenzia per gli automobilisti, come aveva chiesto lʼAntitrust per motivi di semplificazione amministrativa, perché resteranno in funzione sia il Pubblico Registro automobilistico (PRA) gestito dall’ACI, che rilascia il certificato di proprietà, che la Motorizzazione che rilascia il libretto di circolazione.
I primi calcoli sugli effetti della riforma parlavano di costi per le pratiche dʼimmatricolazione di veicoli nuovi o passaggi di proprietà che scendevano da 100 a 61 euro, quindi 39 euro in meno. Soprattutto perché i bolli da versare scenderebbero da quattro a due (da 64 a 32 euro). Ma tutte queste cifre, come detto, si sono rivelate soltanto rumors, anche perché i tempi non permettono di conoscere oggi, con 14 mesi di anticipo, le esigenze di cassa dellʼErario dal secondo semestre del prossimo anno. Molte resistenze arrivano proprio dallʼACI, che ha appena concluso lʼaccordo per lo svolgimento del GP dʼItalia di Formula 1 a Monza, che gli costerà 40 milioni di euro, e non ha intenzione di rinunciare agli ingenti incassi che derivano dalla gestione del PRA.