I 60 anni della Guida Michelin
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Anche social e digital non perde la sua autorità
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Andar in giro per il Paese, e che Paese lʼItalia, il Belpaese, e mangiare di qua e di là. Per lavoro, per affari, magari per una scampagnata ‒ come andava di moda dire negli anni 50 ‒ cercando il posto giusto dove ristorarsi. Nacque così la Guida Michelin, 60 anni fa, con umiltà e senza quel pathos per i giudizi espressi che lʼavrebbe resa un mito e un cerbero per fior di chef. Per il 2015 è pronta adesso la 60° edizione e la novità è lʼapp per renderla fruibile su tablet e smartphone.
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La prima edizione del 1954 si chiamava “Dalle Alpi a Siena”, perché non copriva lʼItalia intera, ma già lʼanno dopo la Guida Michelin Italia censiva i ristoranti della penisola e delle isole. Era nata una leggenda, copiata da tanti ma mai raggiunta per charme e prestigio, e lo dimostrano le icone della legenda divenute simboli universali, come le “stelle” assegnate ai ristoranti. Una guida che in 60 anni ha interpretato i cambiamenti nellʼalimentazione e nel gusto degli italiani, mantenendo però il compito di soddisfare al meglio alle esigenze dei viaggiatori. La Guida Michelin Italia 2015 è la seconda al mondo per ricchezza della selezione, con oltre 6.500 esercizi censiti, di cui 370 nuovi. Da segnalare l'ingresso nell'olimpo "tre stelle Michelin" di Massimiliano Alajmo e del Ristorante "Le Calandre" di Rubano (Padova), il più giovane chef a riuscirci.