La pirateria stradale resta impunita
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Lʼomicidio stradale è la promessa non mantenuta della politica italiana. Più di un anno fa, lʼallora ministra degli Interni Cancellieri affermava che nel giro di un mese sarebbe diventato una nuova fattispecie di reato, e nel corso del 2014 sia il nuovo ministro Alfano che il premier Renzi sostenevano a più riprese la stessa esigenza. Ma di omicidio stradale, purtroppo, se ne parla soltanto in occasione di fatti tragici, come lʼadolescente Elio Bonavita ucciso a Monza domenica scorsa.
Oppure quando la Cassazione, nellʼannullare la condanna a 21 anni di reclusione a Ilir Beti, dimostra a chiare lettere che in Italia le leggi attuali non bastano per punire in modo esemplare colpe così gravi. Occorre che il nuovo reato di omicidio stradale entri nel codice penale. Ricordiamo i fatti: nellʼagosto del 2011 lʼalbanese Ilir Beti imboccò volutamente con un Suv lʼautostrada A26 contromano (così, per vedere lʼeffetto che fa), e sotto lʼeffetto di droghe e alcol percorse 20 km, finendo per travolgere e uccidere 4 giovani turisti francesi. La prima condanna a 21 anni è stata annullata dalla Cassazione, che ha rinviato il processo in appello.
È per queste ingiustizie che oggi a Firenze e in altre 24 città italiane, alle ore 17, i cittadini si riuniranno davanti alle Prefetture per chiedere l'istituzione del reato di "omicidio stradale" al Parlamento, al Governo e al Presidente della Repubblica. Le Associazioni Gabriele Borgogni, Lorenzo Guarnieri e lʼAsaps (Associazione Sostenitori e Amici della Polizia Stradale) hanno avviato una raccolta firme per la proposta di legge popolare, che ha già raggiunto le 80.000 adesioni. Dʼaltronde la situazione è drammatica, secondo lʼAsaps nel 2014 e nei primi due mesi del 2015 ci sono stati più di mille casi di pirateria stradale, con 119 vittime e 1.224 feriti. La pena media erogata è di 2 anni e 8 mesi.