Tra i Paesi contrari ai regolamenti dettati dalla Commissione Europea sui nuovi standard Euro 7 c’è anche l’Italia.
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Non convince il regolamento della Commissione sui nuovi standard di emissione dei veicoli Euro 7, annunciato il 10 novembre dello scorso anno. In particolare, ci sono otto Paesi della Comunità europea che sono diffidenti, poiché le nuove direttive presentano “un elevato livello di ambizione, che sarà molto difficile da raggiungere, tenendo conto degli obiettivi dell’Unione in materia di emissioni di CO2”; ma nel documento firmato dagli otto Paesi europei si dice molto di più.
La lista degli otto Paesi europei comprende l’Italia, la Bulgaria, la Repubblica Ceca, la Francia, la Polonia, la Romania, la Slovacchia e l’Ungheria. Tutti sono estremamente preoccupati per la regolamentazione che riguarda l’Euro 7, che entrerà in vigore da luglio 2025. Nella lettura del documento si evince una chiara perplessità sulle nuove regole che riguardano le emissioni di sostanze inquinanti nell’atmosfera prodotte dai freni e dagli pneumatici: “viene percepita l'importanza di migliorare le performance in termini di emissioni che saranno ancora rilevanti dopo il 2035, in particolare per le particelle legate all'abrasione (freni e pneumatici), in quanto consentiranno al settore di concentrarsi sulle emissioni che saranno ancora prodotte dai veicoli elettrici dopo 2035.” Nel documento viene anche precisato che “i nuovi valori limite per freni e pneumatici dovrebbero tuttavia riflettere l'attuale sviluppo dei metodi di misurazione a livello delle Nazioni Unite, includere l'applicazione della relativa fase di monitoraggio a livello delle Nazioni Unite e tenere conto delle proprietà dei veicoli elettrici. Ciò consentirebbe di fissare i limiti di emissione a un livello adeguato.”
Nel documento c’è spazio anche per una riflessione che richiama alla tutela dell’industria automobilistica e a quella dei cittadini. Gli otto Paesi europei sostengono che “è fondamentale valutare correttamente l'impatto del quadro Euro 7 proposto, anche sul comportamento dei consumatori, e garantire che le nuove norme sulle emissioni siano adatte allo scopo nel senso che siano realistiche rispetto allo stato dello sviluppo tecnico e in termini di analisi costi-benefici. Solo un regolamento ben equilibrato fornirà il contributo positivo atteso alla protezione dell'ambiente senza mettere a repentaglio il futuro e la competitività dell'industria automobilistica europea, compreso l'accesso alla mobilità per i cittadini e la sua convenienza.”