Cresce lʼautonomia di marcia delle auto elettriche
Studi e progetti più o meno probabili, che in ogni caso tracceranno il profilo dell’auto che verrà. Sono i prototipi o le concept car, che fanno sempre bella mostra ai grandi saloni auto internazionali, e che spesso diventano prodotti di serie.
Partiamo dalle padrone di casa francesi, che svelano due affascinanti sportive: Renault Trezor e Citroen CXperience. La prima è una filante coupé con scocca in fibra di carbonio, talmente bassa che si entra scavalcando le fiancatine. In frenata, la struttura cambia forma e sul cofano si notano delle prese d’aria a configurazione variabile, che servono per raffreddare le potenti batterie. Il motore ha 350 CV e accelera da 0 a 100 in meno di 4 secondi (la tecnologia è la stessa adottata in Formula E). Citroen propone un altro laboratorio, sulla base di una sportivissima plug-in ibrida, che ricorda le linee affusolate della CX. Anche qui parliamo di tanti cavalli, circa 300, con possibilità di andare in elettrico per circa 60 km e ricarica totale in due ore e mezza.
Passiamo in Germania, con la Mercedes EQ, studio di un’elettrica che arriverà alla produzione di serie. Anzi, darà vita a tutta una serie di veicoli elettrici e relativi servizi. La trazione è integrale, i motori sono due, montati sui due assi e la batteria è integrata nel pianale. La potenza della EQ è notevole: 300 kW, circa 408 CV, con una super coppia di 700 Nm. L’autonomia totale è di 500 chilometri. Quando saranno a regime colonnine in grado di ricariche a 150 kW (ora siamo sui 50), basteranno 5 minuti per percorrere 100 chilometri. Sempre dalla Germania, Volkswagen dice la sua con la I.D., anche questa in dirittura d’arrivo (si parla del 2020). Si tratta di una compatta da città con motore elettrico da circa 170 CV e sistema di carica a induzione, per unʼautonomia che sfiora i 600 chilometri.
Approdiamo in Giappone, per la precisione in casa Toyota, che presenta in anteprima europea il prototipo a idrogeno per due passeggeri FCV Plus. La sua particolarità è che può produrre energia elettrica dall’idrogeno e cederla anche ad altre strutture, trasformandosi così in una vera e propria centrale ambulante. Toyota ha anche presentato lo studio di sedile “Kinetic Seat”, che asseconda al massimo la colonna vertebrale umana. Restiamo in casa con la Lexus UX, un’ibrida che, oltre a utilizzare i Kinetic Seat, proietta i passeggeri in un universo tridimensionale, con il cruscotto che sembra galleggiare nel nulla. Molto più concreto è Mitsubishi eX, prototipo elettrico a trazione integrale da commercializzare entro 2 o 3 anni. Il Suv sportivo ha il pacco batterie integrato sotto la scocca e autonomia di 400 chilometri.
Al salone di Parigi ci sono anche tante invenzioni concrete, destinate a lasciare il segno. Ad esempio il motore a compressione variabile della Infiniti. Fino ad ora, gli ingegneri si erano cimentati con la fasatura variabile delle valvole, ma la compressione del motore restava sempre la stessa. Oggi, grazie a un innovativo sistema di cinematismi, questo motore è in grado di variare la corsa del pistone (arriva più o meno in alto) e di conseguenza la compressione, adattando il funzionamento a tutte le esigenze di guida, più o meno sportive, più o meno risparmiose. Il prototipo è realizzato sulla base in un 4 cilindri da circa 270 CV, con 390 di coppia massima.
A Parigi, BMW ha presentato una versione papabile del futuro X2, che dovrebbe arrivare in commercio nel 2018. La piattaforma è la stessa della X1, ma rielaborata in chiave più sportiva e filante. La gamma motori dovrebbe essere bella corposa e dovrebbe arrivare anche una pepata versione M. Restando in ambito Suv, Seat ha presentato un esercizio di stile che esalta le qualità furistradistiche dell’ultima nata di casa, la Ateca. Il Suv si chiama Ateca XPerience e al suo fianco ha il prototipo del più piccolo Arona, motorizzato con il turbodiesel da 190 CV, cambio Gs e trazione integrale 4Drive con sistema di controllo della velocità in discesa.
Chiudiamo con un prototipo corsaiolo che arriva dalla Corea: l’RN 30 N della Hyundai, basato sulla piattaforma della nuova i30. Si tratta di un derivato debitamente anabolizzato, nelle forme (ha addirittura gli sportelli che si aprono in verticale) e nei contenuti, rielaborati dalla neonata divisione “N”, che si occuperà delle sportive di casa: il 2.0 litri turbo è stato spinto a 380 CV ed è abbinato ad un automatico a doppia frizione. Chissà se lo vedremo mai in strada.