Sportiva nel look, ma versatile come un crossover
© Ufficio stampa
MINI Paceman è l’ennesima sfida di MINI. Un’auto che non è molto razionale: sembra un piccolo Suv, ma solo per l’assetto alto e non per carattere, molto distante dalla Countryman. Una coupé allora, per quelle due porte della carrozzeria e la linea bassa del tetto, con un abitacolo 4 posti, ma spaziosi oltre l’immaginabile. Potremmo definirla un crossover, di sicuro un’auto originale e dalle molteplici personalità.
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Il settimo modello della gamma MINI inizia la sua sfida già dal design. Innovativo in tanti aspetti: calandra del radiatore di forma esagonale e con un’ampia cornice cromata, i fari anteriori allo xeno con funzione adattativa in curva (optional a nostro avviso imprescindibile), un cofano motore allungatissimo. La fiancata è la più slanciata dell’intera gamma MINI, sia per le due sole portiere che per la lunghezza di 4,11 metri, vale a dire 40 cm buoni più della MINI normale, e mettono in mostra i grandi passaruota bombati e le ruote da 17 pollici e misura 205/55. Inedita la coda, dove il grande portellone è incastonato in gruppi ottici per la prima volta su una MINI a sviluppo orizzontale. La cosa bella della Paceman è che l’assetto alto da terra è una possibilità offerta ai tanti estimatori dei crossover, perché volendo, e senza sovrapprezzo, è disponibile anche l’assetto “normale”.
Gli interni sono spaziosi e raffinati. Anche perché Tgcom24 ha provato la versione SD, cioè la motorizzazione a gasolio più potente e proposta in un allestimento full optional. Quattro posti singoli e un bagagliaio da 330 litri spiegano più di ogni dettaglio: i progettisti anglo/tedeschi hanno voluto creare un’auto sportiva all’esterno ma versatile ed estremamente funzionale all’interno. Basti pensare al Center Rail, il vano portaoggetti centrale che scorre tra le due file di sedili. La strumentazione sconta il vizio originario delle MINI: il grande tachimetro centrale, poco pratico, mentre di grande comfort si rivela il posto guida. E i due posteriori, enfatizzati dall’allestimento “lounge style” che prevede due sedili separati e ampi.
Su strada la Paceman Cooper SD non è una bomba e questo ci piace. Perché la gamma è ampia, c’è persino la versione John Cooper Works da 218 CV e chiunque può quindi trovare il modello a lui più congeniale. A gasolio c’è anche un più piccolo 1.6 da 112 CV, ma questo turbodiesel 4 cilindri di cilindrata 2.0 e 143 CV è a nostro avviso perfetto per lo spirito della Paceman: forte in ripresa, scattante quanto basta, molto equilibrata. Difficile fare i 9,2 secondi sullo 0-100 (come recita la scheda tecnica), mentre più facili paiono i 200 orari di velocità massima dichiarati, ma a piacerci è stata soprattutto la ripresa brillante, pronta: in quarta marcia servono tra i 7 e gli 8 secondi per salire dagli 80 a velocità di crociera di 120/130 orari. Merito di una coppia di oltre 300 Nm a regimi medi (1.750 giri al minuto), e con consumi irrisori: 4,6 litri per fare 100 km nel ciclo misto.
Certo non si fa pagare poco la MINI Paceman Cooper SD, 29.950 euro è solo il punto di partenza e già se si chiede il cambio automatico bisogna aggiungere 1.700 euro. Il 6 marce manuale è il “classico” cambio MINI: ha un’impostazione tipo BMW, sportivo e un po’ legnoso, poco femminile a nostro avviso e questo è un difetto per un’auto che ha nel gentil sesso il suo target più affidabile. A compensare il comfort di guida ci sono però i sistemi elettronici di stabilità e trazione (DSC+DTC), con blocco del differenziale elettronico. Da luglio sarà disponibile anche la versione All4 a trazione integrale (optional 1.550 euro) e con pacchetti inediti come “John Cooper Works” per gli equipaggiamenti esterni.