La scelta in più

MINI, 5 porte senza perdere lʼidentità

La prova della Cooper S con cambio manuale

06 Giu 2015 - 11:00

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È vero, esiste e l'abbiamo pure provata. A costo di finire anche noi nel mirino del famoso commissario incredulo che nello spot TV manda in cella un gruppo di ragazzi che prova a persuaderlo sulla novità, dobbiamo dire che la Mini 5 porte c'è e nulla toglie, anzi… molto aggiunge alla piccola inglesina che ormai parla tedesco ed è quasi tutta made in BMW.

MINI, 5 porte senza perdere lʼidentità

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Tgcom24 ha provato una sportiva di razza, la Mini Cooper S (quella “S” ci sta tutta eccome), una due litri a benzina con ben 192 puledri scalpitanti nascosti nel cofano, capace di incollarti al sedile e spingere fino a 232 km/h, di scattare da 0 a 100 in meno di 7 secondi, con una coppia massima di quasi 300 Nm. Insomma, sedersi nella Mini è come stare in un kart: baricentro basso e prestazioni da brivido, soprattutto col settaggio “Sport”, quando la piccolina diventa davvero “cattiva” e l'assetto sʼirrigidisce, allora il canto del doppio scarico centrale cambia tono. Se invece volete una Mini docile, tutta comfort e disciplina, non resta che switchare dal middle al green, per una guida eco e parsimoniosa nei consumi, senza brividi lungo la schiena ma con un extraurbano che sfiora i 4,9 litri/100 km, cioè a piede leggero 20 km con un litro, che per una sportiva di razza è davvero ciò che non ti aspettavi.

La Mini 5 porte è la dimostrazione che anche con due porte in più quest'auto resta fedele al motivo per cui è nata ed è diventata una leggenda soprattutto tra i giovani. Quel go-kart feeling di cui parlavamo prima, che da decenni entusiasma chi decide di spendere una bella sommetta per far parte di un mito. La versione che abbiamo provato è bella dentro e fuori, prestazioni e design, comfort e lusso, ma basta farsi scappare la mano su qualche optional in più e il prezzo s'impenna fino a lievitare abbondantemente sopra i 20 mila euro di chi si accontenta di un entry level. Ma per i più esigenti, la Mini sa essere davvero generosa: dalla carrozzeria bicolore agli interni in materiale pregiato, dal navigatore split-screen al driving assistant, dalla telecamera posteriore, ai comandi vocali, dall'head up display al cruise control con il freno automatico che subentra in base alla distanza pre-impostata sul veicolo che ci precede.

L'eleganza e il calore dell'abitacolo fanno il resto. Lo spazio resta quello di una Mini, ma il fascino e i colori cangianti del led ring, le luci dei display e del controller centrale danno una sensazione unica, con un aplomb squisitamente british. Le versioni della Nuova Mini sono almeno otto, chi preferisce la trazione integrale dovrà “accontentarsi” della Countryman o della Paceman e naturalmente non mancano la cabrio e la coupé. La Mini Cooper S che abbiamo provato offre un cambio manuale a 6 rapporti, con innesti fluidi e precisi, ma l'automatico forse è da preferire anche se leggermente più assetato nei consumi.

La 5 porte arriva 55 anni dopo la nascita della prima Mini, è 16 centimetri più lunga rispetto alla sorellina e da quando è stata presentata al Salone di Parigi ha saputo conquistare il cuore del suo pubblico più affezionato. Ciò che manca è forse quel pizzico di abitabilità sul divano posteriore e il quinto posto – diciamocelo ‒ resta solo sulla carta. La strategia è abbastanza chiara: accontentare tutti, senza perdere di vista l'esclusività di un brand che non ha bisogno di presentazioni. Tre o cinque porte che sia, una volta girata la chiave, la voce della Mini è inconfondibile, come quel marchio storico con un cerchio e un paio di ali.

Fabrizio Filippone

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