L'abbiamo provata sulle strade dell'Alta Irpinia, terra di lupi e di vini
di Fabrizio Filippone
Ne avevamo parlato appena sei mesi fa, dopo la nostra prima prova della Nuova Range Rover Evoque, il suv medio più amato dai giovani, che negli ultimi 9 anni ha venduto oltre 800mila esemplari nel mondo e ha collezionato in bacheca circa 200 premi. Molto presto - avevamo scritto - arriverà un full-hybrid plug-in (ricaricabile dalla presa), capace di andare in solo elettrico, con la parte termica affidata ad un nuovo 3 cilindri di 1.5 cmc. Una svolta che seppur ancora non "calendarizzata" ufficialmente da JLR, dovrebbe equipaggiare a breve sia questo modello che il Discovery Sport, la "sorellina" preferita da chi ha famiglia.
La nostra prova - Siamo tornati a bordo dell'Evoque, arrampicandoci a Frigento, antica colonia sannita ma tra i monti d'Irpinia, terra di lupi, di vini importanti e paesaggi unici, per apprezzare le qualità off-road di un suv che sembra non avere pecche e che con le nuove motorizzazioni "elettriche" tanto attese cerca ancora di più di avvicinarsi a quella perfezione da sempre perseguita dal brand inglese, che per fare ancora più bella la "Nuova Evoque", non ha esitato a investire un milione di sterline tondo tondo. La versione che abbiamo guidato su ogni percorso, per circa tremila chilometri, è la 2.0D i4 180 CV R-Dynamic SE AWD Automatico. Una versione Mild-Hybrid a gasolio, con un grosso motore elettrico da 40 volt che provvede anche ad avviare l'auto e che lavora a sostegno di quello termico, riducendo i consumi e garantendo una notevole spinta in più in fase di spunto e accelerazione. La trazione integrale, è un marchio di fabbrica per Land Rover, in questo caso lavora su una trasmissione automatica a nove rapporti della ZF. In pratica, un motore d’avviamento che recupera energia nei rallentamenti e la converte in elettricità, immagazzinandola in una batteria nascosta sotto al pianale. Energia che il sistema è pronto ad aggiungere all’albero motore soprattutto nelle accelerazioni.
Le differenze - E' meglio chiarire subito che un’auto ibrida non è un’elettrica pura ma è un’auto in cui, appunto, al tradizionale motore a combustione si affianca un motore elettrico, con risvolti importanti sia per i consumi che per l'ambiente. La differenza tra il Mild hybrid (ibridazione leggera) e il Full hybrid (ibridazione piena) sta proprio in questo. Nel Full-Hybrid, con motori elettrici di media potenza le batterie consentono di viaggiare in autonomia per distanze di un certo numero di chilometri. Fino ad arrivare all'Hybrid plug-in che consente di ricaricare le batterie, sia in movimento che da fermi, cioè "inserendo la spina" - tanto per tradurre pari pari dall'inglese - sia nel box di casa che a una colonnina in città, come facciamo attualmente per il rifornimento a un normale distributore di benzina. Ultima differenza sostanziale, a proposito di Plug-in, è l'aumento dell'autonomia in modalità elettrica, oltre 50/60 km e da 100 a circa 500 per i modelli in arrivo nel 2020, con set modulari di batterie che in futuro sarà anche possibile noleggiare e comporre, a seconda delle esigenze di percorrenza.
L'attesa - Ecco perché cresce l'attesa per l'arrivo imminente del Full-Hybrid su Evoque, un suv che è diventato un mito per una generazione, sia per il suo leggendario aplomb da vero suddito di sua maestà, sia per le sue linee affascinati che fin dall'inizio hanno conquistato i più giovani. Senza contare performance e affidabilità, praticamente uniche nel suo segmento. Questa seconda generazione di Evoque assomiglia molto a un altro fortunatissimo brand della casa. la Velar, a partire dalle maniglie a filo con la carrozzeria, quasi invisibili quando si viaggia ma che fuoriescono dalla fiancata a macchina ferma. Una versione tutta nuova che condivide con la precedente solo un piccola parte della meccanica. La nuova Evoque è disponibile solo a cinque porte ma in quattro metri e 37 cm di lunghezza c'è tutto: eleganza, infotainment, elettronica, lusso e tecnologia avanzata, a cominciare dai due schermoni sovrapposti da 10’’ nella consolle (uno a inclinazione variabile), da cui si può gestire ogni cosa in un touch, come nel cockpit di un jet.
Tutto sotto controllo - - Impeccabili i sistemi di sicurezza: dalla frenata automatica d'emergenza (con tre livelli di sensibilità), al mantenimento di corsia, grazie a due occhi elettronici sempre puntati sulla strada. Impareggiabile il controllo della vettura, in ogni situazione, grazie alla visione a 360 gradi garantita da un esercito di telecamere. Considerando che come ogni Land Rover, l'Evoque può affrontare e arrampicarsi come poche altre auto su ogni tipo di strada, a bordo sono presenti altre due telecamere che spiano ciò che succede anche sotto al cofano e sono in grado di mostrare al guidatore, in ogni passaggio, dove poggiano le ruote. Geniale, infine, lo specchietto retrovisore che si trasforma in un monitor e mostra come in tv, grazie a un'altra provvidenziale camera montata sulla pinna a tetto, cosa succede dietro la vettura, anche se il lunotto posteriore è completamente oscurato da eccessivi bagagli. Utilissimo quando si viaggia a pieno carico e la normale retrospettiva è impedita da ingombri. Sempre in tema sicurezza, i proiettori full-led molto sottili ma posizionati nella parte alta della griglia frontale fanno il resto e l'All Terrain Progress Control (ATPC), brevetto Land Rover, non ha nemmeno bisogno di essere "raccontato".
I prezzi - A partire da 40mila euro, per arrivare a quasi 70mila - optional più/optional meno. Dalla 2.0D i4 LowFlow 150 CV a trazione anteriore e cambio manuale, alla 2.0D i4 240 CV R-Dynamic HSE AWD Automatico, che con i suoi 500 Nm di coppia è il top di gamma. Ma per chi proprio non si accontenta, c'è anche l'Evoque da 300 cavalli con un prezzo che lievita fino a 73mila euro. Comunque, quale che sia la versione che scegliamo stiamo sempre parlando di Range Rover Evoque, un mito su quattro ruote che da quando è stata sfornata non conosce momenti di appannamento. E che adesso, con l'arrivo annunciato del Full-Hybrid Plug-in, promette di replicare un successo infinito, senza sorprese., come JLR insegna.
Fabrizio Filippone