Nuove MINI a 3 e 5 porte
© Ufficio stampa
© Ufficio stampa
Allo IED di Milano svelata la nuova gamma MINI, molto rinnovata ma sempre fedele a sé stessa
MINI celebra i 20 anni sotto lʼegida del BMW Group e lo fa mettendo mano radicalmente alla gamma. Non allʼidentità, che quella resta indissolubilmente la stessa di sempre ‒ è la sua forza dʼaltronde ‒ ma seguendo il corso naturale del tempo e proiettandosi verso il 2030, quando tutta la gamma sarà elettrica.
© Ufficio stampa
© Ufficio stampa
La nuova MINI ‒ che comprende le carrozzerie a 3 e 5 porte, la prima anche con motorizzazione Full Electric SE, più la Cabrio ‒ è stata presentata nei giorni scorsi allo IED di Milano e mai location è stata più azzeccata, per la valenza che lʼIstituto Europeo di Design assegna a quelli che sono i valori di sempre del brand inglese: design, arti visive, cinema, negli ultimi tempi anche la musica (MINI Meets Talents). Eppure “MINI è oggi tutta nuova ‒ spiega Stefano Ronzoni, direttore del brand in Italia ‒ Design degli esterni e degli interni, dotazioni di sicurezza, equipaggiamenti hi-tech”.
Lo spirito invece è quello di sempre e risponde allʼesigenza di “liberarsi dalle convenzioni”. Guidare una MINI ha qualcosa di speciale, lo era negli anni 60 quando lʼutilitaria di Alec Issigonis stupì il mondo, lo è ancor oggi. È un segno di riconoscibilità, distinzione. Il target di mercato resta equamente diviso, 50 e 50, tra uomini e donne, ma lo spirito è sempre giovanile, “che siano giovani veri e propri o giovani per lʼeffetto Peter Pan”, chiosa Ronzoni. E guardando avanti, le nuove MINI si presentano sotto il claim del Big Love: verso il progresso, verso lʼambiente e verso le persone.
Al gruppo BMW va il merito di aver rafforzato in questi ventʼanni i tratti speciali del brand di Oxford. Non sono pochi, non sono una parentesi nella lunga storia di MINI (che debuttò nel 1959), ma una costola importante. “BMW ha avuto lʼintelligenza di mantenere MINI nel suo naturale alveo british, senza imporre la forza dellʼindustria automobilistica tedesca”, spiega Giacomo Bertolazzi, coordinatore di corsi allo IED. E la cosa non era scontata, viste le esperienze precedenti dellʼinvadenza teutonica nel settore (vedi la fallimentare fusione DaimlerChrysler). Un approccio che per MINI è garanzia di tanti altri successi e soddisfazioni.
© Ufficio stampa
© Ufficio stampa