Nuove tecnologie, come quelle che hanno permesso la creazione di piattaforme di telemedicina, si dimostrano sempre più fondamentali nei percorsi terapeutici
© Joey Guidone
La medicina anche oltre la terapia e la cura. Quando si affronta una malattia spesso si ha la sensazione di essere soli o si teme di trovarsi ad affrontare senza supporto particolari situazioni. Il rapporto medico-paziente diventa quindi fondamentale e oggi, grazie alla tecnologia, può contare su nuovi strumenti capaci di avvicinarsi… anche da lontano.
Alessia ha 40 anni quando scopre di avere un adenocarcinoma della cervice uterina. Già paziente oncologica, avendo avuto un tumore della mammella, teme più di tutto di dover riaffrontare una chemioterapia. E’ in questo momento così delicato che Alessia incontra la Dottoressa Tiziana Dell’Anna, Responsabile dell’Unità Operativa di Ginecologia Oncologica dell’Ospedale Manzoni di Lecco, che allora operava nelle corsie del San Gerardo di Monza.
La dottoressa Dell’Anna ascolta e capisce le esigenze di Alessia e insieme decidono di optare per un’isteroannessiectomia, l’eliminazione di tutto l'apparato riproduttivo femminile.
Superato l’intervento si apre però una nuova fase altrettanto delicata per Alessia. “Quando hai un vissuto oncologico soprattutto così grande e così invasivo, per una donna diventa difficile poi riuscire a scorporare qualsiasi altro dolore dall'idea che possa esserci un ritorno della malattia. Cerchi sempre in qualche modo di non pensare alle cose negative, ci insegnano a non pensare quotidianamente alla malattia, di non pensare che tutto sia legato alla malattia, ma in realtà poi avviene esattamente il contrario. Qualsiasi cosa ti faccia male, anche l'unghia del dito mignolo, tu pensi: mamma mia la malattia è tornata”.
E’ qui che nel percorso di cura di Alessia entra in gioco la tecnologia: la dottoressa Dell’Anna si avvale infatti di una piattaforma di telemedicina attraverso la quale è possibile interagire a distanza con le pazienti, facendole sentire costantemente seguite tramite i diversi servizi che la piattaforma gestisce, quali televisite, teleriabilitazione e telemonitoraggio. Al contempo, però, viene protetta la loro privacy, dato che il tutto si sviluppa in un ambiente medicale, in cui per le pazienti è possibile affrontare tutte le difficoltà che comporta la menopausa forzata, indotta dagli interventi o dalle cure.
“Il grande vantaggio che ci ha offerto in questo ambito la telemedicina - spiega la dottoressa - è stato quello di poterci confrontare in qualunque momento lei avesse la necessità di farlo, senza dover organizzare spostamenti. Il più delle volte Alessia ha avuto bisogno di un supporto sicuramente di tipo medico ma anche di rassicurazioni.”
I vantaggi dell’utilizzo di questo strumento non sono sfuggiti nemmeno ad Alessia già dai primi momenti. Perché anche se l’operazione risulta perfettamente riuscita, le implicazioni psicologiche sono da subito ben chiare e Alessia capisce di aver bisogno di un supporto in più. “Avere una piattaforma dedicata, una sorta di collegamento in cui tu puoi parlare con il tuo medico attraverso uno schermo - spiega - è stato più semplice per affrontare una serie di argomenti” .
Spesso per alcuni pazienti, e sicuramente lo è stato anche per Alessia, spiega la dottoressa D’Anna, “affrontare alcuni temi delicati e personali a distanza” è un vantaggio. Parlare mentre ci si trova nel proprio ambiente domestico “di problemi che l’hanno messa in difficoltà, in imbarazzo, l’ha agevolata”.
A confermare come nonostante la distanza possa crearsi un legame profondo e proficuo medico-paziente, oggi Alessia e la dottoressa D’Anna collaborano nell’associazione ACTO Lombardia, alleanza contro il tumore ovarico, di cui Alessia è anche presidente.
“Vorremo riuscire a fare la differenza in termini di qualità nella vita delle donne che si trovano oggi ad affrontare una malattia ginecologica - spiega Alessia -. Quando è successo a me la prima volta, nessuno mi ha proposto, non so, per esempio di fare yoga in corsia, piuttosto che un corso di cucina tutti insieme oppure una camminata o anche solo dei gruppi di psico-oncologia per confrontarsi. Quello che facciamo è cercare di stare vicine il più possibile alle donne che stanno affrontando la malattia, le terapie e la menopausa. Conoscere e sapere significa avere una marcia in più, un mezzo in più per affrontare e per combattere la malattia”.