L’innovazione ha messo ulteriormente in evidenza l’importanza della formazione, “un aspetto - spiega Marco Granelli, presidente di Confartigianato - su cui si gioca il futuro del Paese”
Alta tecnologia, competenze, creatività. Sono alcune delle parole che caratterizzano la seconda vita dell’artigianato italiano che, seppur nel solco della tradizione, si sta evolvendo di pari passo con le potenzialità messe in campo dalle innovazioni tecnologiche così come dalla necessità di andare incontro alle nuove esigenze dei consumatori. Un’evoluzione che prevede e necessità però di un presupposto: la formazione dell’artigiano di domani.
Oggi fare l’artigiano significa potere e dovere sfruttare le armi messe in campo dalla rivoluzione tecnologica e digitale: l’uso delle stampanti 3D, la robotica, le piattaforme come Arduino, la realtà aumentata, sono i nuovi strumenti di lavoro per innovare la produzione, intercettare le esigenze dei consumatori, cavalcare la domanda dei mercati internazionali.
Cyber-idraulici, specializzati in domotica, meccatronici, ovvero meccanici specializzati in vetture ad alta tecnologia, sarti, orafi e artigiani calzaturieri capaci di lavorare con la realtà aumentata, artigiani specializzati in componentistica meccanica ad alta precisione: sono solo alcune delle evoluzioni a cui il mondo artigianale è andato incontro e alcuni dei nuovi settori a cui si è aperto e che mostrano come l’artigiano avrà sempre più bisogno di specifiche competenze.
“La formazione dei giovani - spiega Marco Granelli, presidente di Confartigianato - è un aspetto sul quale si gioca il futuro del Paese ed è tra i temi che stanno più a cuore a Confartigianato. Purtroppo in Italia non si insegna la cultura del lavoro. Veniamo da decenni di politiche formative sbagliate che hanno imposto un modello educativo che contrappone il sapere al saper fare. In serie A la cultura accademica e la conoscenza teorica, in serie B le competenze tecniche e pratiche. Risultato: le nuove generazioni non trovano lavoro e le aziende non trovano manodopera qualificata”.
Per Granelli serve, quindi “un nuovo modello di formazione inclusivo ‘a valore artigiano’. Significa formare competenze complesse che coniugano cultura umanistica e cultura tecnica. Bisogna puntare sull’apprendistato professionalizzante come fondamentale canale incentivato di ingresso nel mondo del lavoro. Il liceo del made in Italy annunciato dal governo potrebbe consentire al nostro settore di avere un percorso dedicato e specifico, superando la tradizionale dicotomia tra sapere teorico e competenze applicativo-tecnologiche”.