Per Confartigianato la chiave di volta per incentivare l'ingresso dei giovani nel mondo del lavoro è rappresentata dal rafforzamento dell'apprendistato professionalizzante
Far incontrare, nel mondo del lavoro, domanda e offerta e farlo all’insegna della qualità e delle competenze. E’ una delle sfide che affronta il nostro Paese, dove a fronte di oltre un milione e 500mila Neet (i cosiddetti inattivi, coloro che non studiano, non lavorano e non cercano un’occupazione), le piccole imprese nel 2022 hanno incontrato difficoltà a reperire le figure professionali adatte per un milione e 400mila posti di lavoro.
Per Confartigianato una chiave di volta importante per agevolare il reperimento di manodopera qualificata da parte delle imprese è rappresentata dall’apprendistato professionalizzante. Nelle piccole imprese le assunzioni di apprendisti rappresentano il 18,7% delle assunzioni di giovani under 30, una quota che quasi raddoppia, salendo al 33,4%, nelle imprese artigiane.
“La carenza di manodopera – ha spiegato Rosa Gentile, Delegata di Confartigianato per la formazione di sistema e l’istruzione e i Movimenti – va affrontata con un approccio sistemico e coordinato, anche di tipo culturale, degli interventi di politica economica e delle misure per riattivare il mercato del lavoro. Bisogna offrire ai ragazzi la possibilità di entrare in azienda per imparare come si fanno le cose”.
Per potenziare l’apprendistato professionalizzante, definito da Confartigianato “una preziosa palestra per i giovani”, il sostegno delle istituzioni rappresenta un tassello fondamentale. Ripristinare la decontribuzione totale per i primi tre anni di contratto per le imprese artigiane, e in ogni caso per quelle fino a 9 dipendenti, e prevedere specifici e stabili incentivi per la copertura dei costi sostenuti dalle imprese per il tutoraggio dell’apprendista, sono due degli elementi base per Confartigianato. A questi si aggiunge la necessità di rafforzare l’alternanza scuola lavoro e l’apprendistato duale (sul modello del sistema di formazione duale tedesco che consente ai giovani di conseguire un titolo di studio imparando un mestiere), attraverso il superamento delle rigidità burocratiche dell’apprendistato di primo livello, con la semplificazione della gestione del rapporto di lavoro.
Ma altrettanto fondamentale per far incontrare giovani e mondo del lavoro è un cambio di passo a livello culturale. “Si tratta - prosegue Gentile - di avviare una ‘rivoluzione culturale’ per far comprendere che le piccole imprese sono ricche di molte attività innovative. La scuola, il sistema della formazione devono imparare ad insegnare la cultura del lavoro. Bisogna puntare in modo serio sull’apprendistato, il contratto grazie al quale i giovani studiano e lavorano. E’ una preziosa ‘palestra’ per formare i ragazzi”.
Confartigianato da tempo è impegnata nella battaglia per superare la contrapposizione tra sapere e ‘saper fare’, cercando di essere una “bussola” per chi si affaccia al mondo del lavoro. Basilare diventa quindi una riforma del sistema di orientamento che consenta di guidare i giovani e le loro famiglie verso percorsi formativi capaci di tener conto da un lato delle attitudini e propensioni personali e dall’altro delle prospettive occupazionali. A questo si aggiunge la necessità di una riqualificazione, anche culturale, dei percorsi di studio professionali per dare loro un migliore appeal, anche reputazionale, che attiri i ragazzi e le famiglie.
“Veniamo da decenni di politiche formative sbagliate che hanno imposto un modello educativo che contrappone il 'sapere' al 'saper fare' - spiega Marco Granelli, presidente di Confartigianato -. In serie A la cultura accademica e la conoscenza teorica, in serie B le competenze tecniche e pratiche. La formazione dei giovani è un aspetto sul quale si gioca il futuro del Paese ed è tra i temi che stanno più a cuore a Confartigianato”.