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In occasione dell’evento simbolo che ha caratterizzato la crisi finanziaria del 2008, cioè il fallimento di Lehman Brothers, abbiamo intervistato Michael Spence, Premio Nobel per l'Economia 2001.
Se Lehman Brothers fosse stata salvata, si sarebbe evitata la crisi finanziaria? “In tutta franchezza credo sia un equivoco: le radici della crisi affondavano nella complessità del sistema finanziario, e non sarebbe bastato il salvataggio di Lehman a evitare l’esplosione”, risponde così Michael Spence, premio Nobel per l’Economia nel 2001 e Advisor Moneyfarm, a dieci anni dal fallimento della banca americana che sconvolse i mercati finanziari.
Il panico
“Il panico cominciò a propagarsi prima del fine settimana. Stavo partecipando a un consiglio di amministrazione, era giovedì, tre giorni prima che Lehman Brothers fallisse. I mercati finanziari e il sistema dei pagamenti si stavano bloccando e allora cominciammo a capire quanto serio fosse il problema”, spiega nell’intervista Spence.
Il ruolo delle famiglie
“In America, nel Regno Unito e in Spagna le famiglie avevano danneggiato il proprio bilancio, indebitandosi. Quando le famiglie vanno in bancarotta smettono di spendere, cosa che spinse l’economia in una recessione, le aziende smettono di investire nella crescita e la disoccupazione cresce. Si tratta di un meccanismo di causa ed effetto molto rapido, tutti questi eventi accaddero in successione”, continua il premio Nobel.
Il ruolo delle Banche centrali
In queste situazioni conta la velocità di reazione. “Le Banche Centrali furono le più veloci a reagire e oggi viene dato loro giustamente credito per aver evitato il completo collasso del sistema”, argomenta Spence. “La convinzione di tutti sin dall’inizio è che si trattasse di un evento ciclico. Per quasi sei anni abbiamo visto susseguirsi una previsione ottimistica dopo l’altra da parte delle istituzioni di politica economica. Alla fine tutti abbiamo capito che c’era qualcosa di diverso in questa crisi”.
Si potranno prevedere nuove crisi in futuro?
La verità è che nessuno possiede una sfera di cristallo. Non si può prevedere un nuovo crollo del sistema, nonostante oggi, rispetto a dieci anni fa, ci sia molta più attenzione da parte delle istituzioni finanziarie. Michael Spence conferma che “il problema di fondo è che non sappiamo come accorgerci di quando il rischio sistemico cresce nel sistema. Forse siamo migliorati un po’ sotto questo aspetto, ma quando un sistema diventa fragile, non abbiamo delle misure e degli indici condivisi per ci dicono che stia accadendo e questo era sicuramente vero dieci anni fa, sicuramente è ancora vero adesso”.
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