L’aumento dell’aspettativa di vita e un costante calo delle nascite stanno mettendo a dura prova il sistema pensionistico pubblico
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Che si sia iniziato a lavorare da poco o ormai si sia dei “veterani”, almeno una volta il pensiero è corso a immaginare l’agognato momento della pensione. Per decenni il sistema previdenziale pubblico è stato sinonimo di serenità per milioni di italiani, garantendo un reddito dopo il termine dell'attività lavorativa. Oggi però questa tranquillità non è più percepita come una certezza.
L’aumento dell'aspettativa di vita e un costante calo delle nascite sta infatti mettendo a dura prova la sostenibilità del sistema pensionistico pubblico. La combinazione di questi fattori comporta un numero crescente di pensionati a fronte di una popolazione attiva (e che quindi con le sue tasse finanzia anche la previdenza) che tende a diminuire.
L'Italia ha una delle popolazioni più anziane d'Europa, con un'età media in continua crescita. E secondo le previsioni Istat, il rapporto tra pensionati e popolazione attiva potrebbe ulteriormente peggiorare. L’Istituto di statistica stima infatti che nel 2050, il 34,5% della popolazione italiana avrà più di 65 anni, e la percentuale di persone in età lavorativa (15-64 anni) diminuirà drasticamente. Il rapporto tra lavoratori e persone in età non lavorativa passerà dall’attuale tre a due a circa uno a uno nel 2050.
Ciò implica che le risorse versate dai lavoratori attivi attraverso i contributi previdenziali non saranno sufficienti a coprire le necessità dei pensionati futuri. In un sistema a pay-as-you-go, come quello italiano, le pensioni vengono pagate direttamente con i contributi dei lavoratori attivi, ma quando il numero di pensionati cresce rispetto ai lavoratori, il sistema comincia a scricchiolare.
Le difficoltà che il sistema previdenziale italiano incontra si riflettono sul divario sempre più ampio tra il reddito da lavoro e quello da pensione. Le pensioni minime e quelle medie sono ormai molto distanti dalle retribuzioni attuali, e il sistema non offre più quelle certezze economiche che un tempo erano garantite.
Uno scenario quello italiano che mette di fronte alla necessità di trovare modalità valide per integrare la pensione pubblica, pianificando in anticipo il proprio futuro. La previdenza complementare va esattamente in questa direzione, offrendo attraverso vari strumenti (fondi pensioni, piani individuali o assicurazioni sulla vita) la certezza di poter contare su entrate che possano affiancare la pensione pubblica, garantendo la giusta serenità.
“I dati Istat lo dicono chiaramente: per come è strutturato, il sistema pensionistico rischia di diventare insostenibile nel momento in cui ci saranno più pensionati che lavoratori - spiega Simone Bini Smaghi, Vice Direttore Generale di Arca Fondi SGR -. Infatti, nei prossimi 20 anni il rapporto tra gli individui in età lavorativa, ossia tra 15 e 64 anni, e quelli con età inferiore a 14 anni o superiore a 65 passerà dall’attuale 3 a 1 a quello di 1 a 1: considerando che i contributi versati dai lavoratori vengono utilizzati per l’erogazione delle attuali pensioni, è evidente come il ricorso alla previdenza complementare sia l’unica soluzione in grado di risolvere il problema”.