Conoscere la differenza tra le due opzioni è necessario per fare la scelta più adatta alle proprie esigenze
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Per i più rappresenta un piccolo “tesoretto” di cui godere alla fine di un’esperienza lavorativa, magari per levarsi qualche sfizio durante la pensione o assicurarsi una maggiore sicurezza economica. E’ la cosiddetta liquidazione, ufficialmente Tfr, trattamento di fine rapporto. Il Tfr è infatti somma di denaro che il datore di lavoro accantona durante il rapporto di lavoro e che viene corrisposta al dipendente al termine del rapporto stesso. Ma questo “tesoretto” può avere vite diverse mentre “matura”: spetta infatti al lavoratore decidere se questa somma debba essere tenuta in azienda o vada versata in un fondo pensione.
Lasciare il Tfr in azienda o versarlo in un fondo pensione è una scelta che può dipendere da diversi fattori, anche di carattere più prettamente personale, ma conoscere la differenza tra le due differenti opzioni è sicuramente utile per fare la scelta più adatta alle proprie esigenze.
Una prima differenza si ha nel tipo di tassazione dei rendimenti. I rendimenti dei fondi pensione beneficiano infatti di un’imposta sostitutiva del 20%, anziché del 26% come gli altri strumenti finanziari, su interessi e plusvalenze realizzate. Il rendimento del TFR lasciato in azienda è invece assoggettato all’aliquota del 17%.
Differente è anche la tassazione al momento dell’erogazione del Tfr. Il Tfr lasciato in azienda viene tassato con un’aliquota media che va dal 23 al 43%. Il Tfr che viene trasferito al fondo pensione al momento della sua liquidazione gode invece di una tassazione molto più agevolata tra il 9 e il 15%.
Differente è anche come la somma accumulata matura nel corso degli anni. Il Tfr lasciato in azienda ha una rivalutazione annuale garantita fissa dell’1,5% a cui si aggiunge una rivalutazione pari al 75% dell’inflazione dell’anno precedente. Il che significa una crescita limitata ma sicura.
Il Tfr che viene trasferito in un fondo pensione ha invece potenzialmente rendimenti più elevati, grazie agli investimenti a lungo termine sui mercati finanziari. La scelta di trasferire il Tfr in un fondo pensione permette inoltre di scegliere la linea di investimento più adatta rispetto alla propria propensione al rischio, il che può portare a rendimenti superiori nel tempo, nonostante eventuali ribassi nel breve termine.
Simone Bini Smaghi ha commentato: “La scarsa alfabetizzazione finanziaria induce molti lavoratori a privilegiare opzioni di investimento percepite come sicure, ma che limitano l’accesso alle opportunità offerte dai mercati. Di conseguenza, molti scelgono di mantenere il proprio TFR in azienda, senza considerare che un fondo pensione potrebbe garantire rendimenti nettamente superiori. Attualmente, il TFR aziendale è rivalutato per legge a un tasso annuo di circa il 2%, mentre i fondi pensione hanno storicamente registrato rendimenti medi annui più elevati, con picchi superiori al 6% nei comparti azionari”.