L’innovazione oggi rappresenta un elemento imprescindibile per un’impresa, tanto da poterne decretare il successo o il mancato raggiungimento degli obiettivi
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L’innovazione rappresenta ormai un ingrediente imprescindibile per il successo di un’azienda. Non soltanto attraverso l’introduzione di nuove tecnologie, ma anche nella più ampia ripianificazione dei modelli di business, nel perfezionamento dei processi interni e nella creazione di prodotti e servizi che rispondano alle esigenze in continua evoluzione dei consumatori. Un motore insomma che permette alle imprese di rimanere competitive, di espandersi in nuovi mercati e di veder crescere le proprie entrate.
In Italia, l’innovazione sta guadagnando sempre più attenzione, anche se il Paese si colloca al 24esimo posto nel TEHA – Global Innosystem Index. Questo posizionamento riflette una realtà fatta di luci e ombre: da un lato, ci sono eccellenze in settori specifici come la ricerca accademica e il successo delle domande di brevetto, dall’altro esistono ancora margini di miglioramento, soprattutto in termini di investimenti e sviluppo tecnologico.
È ormai un dato di fatto che le aziende che decidono di investire in innovazione tendono a essere più resilienti, capaci quindi di adattarsi più rapidamente ed efficacemente ai cambiamenti del mercato e di anticipare le tendenze future. Questo si traduce in un vantaggio competitivo che può decretare il successo o il mancato raggiungimento degli obiettivi aziendali. Secondo alcuni analisti, le imprese che investono in innovazione possono addirittura vedere un incremento del fatturato fino al 15% in dieci anni. Andando poi su uno specifico campo, come quello dell’Ai, stando allo studio “Ai 4 Italy, verso una politica industriale dell'IA generativa in Italia”, l’utilizzo di questo strumento ha creato un aumento della produttività, nelle aziende che lo hanno introdotto, dell'1% (nel 74% dei casi) e per alcuni sopra i 5 punti percentuale.
D’altra parte la mancata innovazione può diventare un fattore di rischio, limitando la capacità del tessuto economico di competere a livello internazionale, di conseguenza impattando direttamente sul fatturato e sulla sostenibilità a lungo termine. È quindi fondamentale che le imprese italiane trovino la loro strada per superare questi ostacoli e garantirsi un futuro prospero e competitivo. Una ricerca condotta da Ricoh – Censuswide (realizzata su un campione di mille medie aziende europee, con un numero di dipendenti tra 50 e 500, di Regno Unito, Germania, Francia, Italia e Spagna) ha stimato che non intraprendere il percorso dell’innovazione può comportare una perdita di fatturato pari al 18%. Questo dato è particolarmente significativo se consideriamo che molte aziende italiane, soprattutto le piccole e medie imprese, già operano con margini di profitto ridotti.
Di fronte alle sfide che l’innovazione porta nel mondo imprenditoriale, un aspetto da considerare è l’emergere dell’Open Innovation: un approccio che promuove la collaborazione tra aziende, startup e istituzioni per sviluppare nuove idee e soluzioni progettuali. In Italia, quasi tutte le aziende leader hanno attivato divisioni dedicate all’Open Innovation, riconoscendone l’importanza strategica e riducendo il GAP che si è creato in passato con gli "Innovation Leaders Globali".
Una logica sposata in pieno dal network di Le Village by Crédit Agricole, che nasce a Parigi nel 2014 e ad oggi conta 45 sedi in tutto il mondo, di cui 5 in Italia a Milano, Parma, Padova, Sondrio e Catania, con più di 170 startup accelerate, oltre 80 aziende partner e più di 175 abilitatori tra Università, Parchi Scientifici e altri stakeholder territoriali. Obiettivo dei Village è, agendo con la logica dell’open Innovation, contribuire allo sviluppo economico dei territori, accelerando la crescita delle startup, ma anche delle aziende partner più mature con cui entra in contatto, così da creare una cerniera tra il tessuto imprenditoriale e il mercato.