Piccola guida per far nascere una startup (dall’idea alla sperimentazione, ai passaggi burocratici)
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Talento, istinto, creatività, conoscenza del mercato e capacità di pianificazione. Sono tanti gli ingredienti necessari per avviare una startup e trasformare un’idea in un progetto concreto. Ma da dove si parte?
Fogli di carta o note sul telefono, ovvero: appunti sparsi. Nasce di solito così l’idea che sta alla base di una (per ora ancora solo immaginata) startup, pensando a un problema che si cerca di risolvere o a un bisogno che si vuole soddisfare. Una volta che l’idea si è affacciata alla mente, è necessario assicurarsi che sia veramente innovativa: si passa quindi a una prima osservazione del mercato, con la quale si analizza il target potenzialmente interessato e l’eventuale concorrenza.
Siamo ancora in fasi piuttosto acerbe dello sviluppo della startup, quelle che in gergo vengono definite Pre-seed e bootstrap. In questo momento, si lavora principalmente “al risparmio”: difficilmente quando siamo in una fase di sole idee si hanno finanziatori, quindi gli investimenti sono tutti in carico all’ideatore o, sempre in gergo, family, friends and fools (familiari, amici e folli). Generalmente è in questo momento che si cerca un co-founder: una persona che voglia scommettere sull’idea e che possa contribuire (non solo economicamente) al suo sviluppo.
Il passaggio successivo è quello di “mettere a terra" l’idea, ovvero concretizzarla. Sebbene in una versione semplificata, ma che includa tutte le funzionalità essenziali, è infatti il momento di sviluppare il prodotto o il prototipo, il cosiddetto Minimum Viable Product. Grazie al MVP sarà possibile fare i primi test, raccogliendo feedback ed eventualmente migliorare il prodotto.
Siamo sulla soglia di quella che viene definita la fase Seed. Adesso l’attenzione deve tornare alla parte finanziaria: è il momento infatti di costruire un business plan, identificando i segmenti di clientela, le risorse chiave, i canali di distribuzione e le fonti di ricavo. E’ inoltre il momento di fare una pianificazione finanziaria, stimando i costi iniziali e operativi della startup, inclusi sviluppo del prodotto, marketing, personale e infrastrutture.
Arrivati a questo punto, se non è già stato fatto prima, non è più procrastinabile la fase della burocrazia: dopo aver scelto la forma giuridica più adatta, è infatti il momento di registrare la società presso il registro delle imprese, verificare se siano necessari licenze e permessi per operare nel settore di riferimento, aprire un conto bancario aziendale, ecc.
Adesso è ufficialmente nata la startup. Ma l’avventura è appena iniziata. Lo step successivo, che proietterà il prodotto sul mercato, è una fase delicata per la quale gli incubatori e gli acceleratori di startup diventano compagni di viaggio ideali.
“Il percorso di crescita di una startup può rivelarsi vulnerabile e per questo motivo ha bisogno di essere tutelato, soprattutto nelle sue fasi iniziali. - spiega Leonardo del Mecio, Team Leader Open Innovation di Crédit Agricole Italia – Con l’ecosistema dei Village by CA, Crédit Agricole Italia si affianca agli startupper e li aiuta a “diventare grandi”, anche attraveso un network di collaborazioni solidamente radicato sui territori, che coinvolge stakholder, istituzioni e tessuto imprenditoriale. Oggi in Italia per i nostri Village possiamo contare su 5 sedi: Milano, Parma, Triveneto, Alpi e Sicilia, una rete in continua evoluzione.”