Se pur forte di una tradizione di lunghissimo corso, la produzione italiana si trova ad affrontare le sfide di un mercato mutevole
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Italiani popolo di santi, navigatori… e produttori di grandissimi vini. I rossi, in particolare, rappresentano un'eccellenza del Made in Italy conosciuta e apprezzata in tutto il mondo. D’altronde, da secoli, le diverse regioni della penisola producono etichette uniche, frutto di vitigni autoctoni, tecniche di vinificazione tradizionali e dei terroir irripetibili e di una storia che affonda le radici oltre due millenni fa e che si sta ancora scrivendo. Ma come sta cambiando il mercato dei rossi italiani? Quali sono le prospettive future e quali strategie stanno adottando i produttori per affrontare le nuove sfide?
Partiamo da un punto fermo: i vini rossi italiani godono di un'ottima reputazione a livello internazionale. Sia le etichette più diffuse sia le denominazioni più prestigiose, come Barolo, Barbaresco, Brunello di Montalcino, Chianti Classico e Amarone della Valpolicella, sono sinonimo di qualità e prestigio. Il mercato attuale è caratterizzato da una forte domanda sia interna sia estera, con, finora, una crescita costante delle esportazioni.
Tuttavia, il settore deve anche affrontare delle sfide, alcune prevedibili, altre impreviste. Negli ultimi anni, intanto, si è assistito a un aumento della concorrenza da parte di altri Paesi produttori di vino, come Francia e Spagna ma anche giganti come Stati Uniti e Australia sono entrati nel mercato mondiale. Da non trascurare i fattori geopolitici: il conflitto ucraino ha fatto sì che si interrompesse il rapporto con la Russia che fino al 2021 è stata una grande importatrice di vino italiano, mentre i dazi americani rappresentano una spada di Damocle sulla testa delle esportazioni verso gli Usa. La Cina è invece potenzialmente un mercato enorme ma con caratteristiche ancora difficili da decifrare chiaramente. Inoltre, i consumatori sono sempre più attenti alla sostenibilità e alla responsabilità sociale delle aziende, richiedendo vini biologici, biodinamici o con certificazioni ambientali.
“Come ripeto sempre – ribadisce Mario Piccini, AD di Piccini 1882 – il vino è materia fluida, dinamica, in costante movimento. È un dialogo continuo tra passato e futuro, in ragione della sua storia millenaria e del lento scorrere delle stagioni. Un eterno gioco di rifrazione che ci porta ad immaginarci anche il futuro della nostra amata bevanda, dalla frontiera del low alcol alle nuove tecnologie per produrre vini sempre di maggiore qualità”.
Le prospettive per i vini rossi italiani, però, sono positive: merito di una cultura enologica unica nel mondo, di tradizione, di tecnologia e, ovviamente, di qualità. Ma è necessario adattarsi ai cambiamenti del mercato, guidarlo e non farsi schiacciare.
Nei prossimi anni, si prevede una crescita della domanda di vini rossi di alta qualità, con un focus sulla sostenibilità e sull’innovazione: selezione accurata delle uve, tecniche di vinificazione all'avanguardia e un controllo costante della produzione sono le carte vincenti dei vini italiani. Alcuni produttori inoltre stanno sperimentando nuove tecniche di vinificazione e stanno investendo in pratiche agricole rispettose dell'ambiente, come l'utilizzo di energie rinnovabili, la riduzione dell'uso di pesticidi e la gestione responsabile delle risorse idriche.
Tra le tendenze inoltre che questi ultimi anni hanno reso evidenti e che si stanno sempre più rafforzando c’è quella di vivere il vino come un’esperienza a 360 gradi, come dimostra anche la crescita del turismo enogastronomico. I consumatori stanno infatti diventando sempre più attenti alla storia e alla cultura che si nascondono dietro ogni bottiglia e premiano i produttori che sanno raccontare quel mondo fatto di valori del loro territorio e di tradizione.