Un libro intervista per una chirurgia etica oltre che estetica
Un seno nuovo, un naso perfetto o un volto senza rughe. Ma anche labbra a canotto, espressione rigida e pelle anelastica, o un aspetto curiosamente somigliante alla diva del cinema del momento. Tutto questo per merito, o demerito, del bisturi perché se è vero che in chirurgia estetica tutto si può fare, non è detto che tutto vada fatto. E' questa la tesi centrale sostenuta nel libro di Francesca Romana Di Biagio "Te lo do io un fisico nuovo – Intervista al dott. Alberto Orlandi", Davide Ghaleb Editore, che si propone come un vademecum sincero e a tratti irriverente alla chirurgia estetica.
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Francesca Romana Di Biagio è giornalista di costume e di economia, da sempre attenta ai fenomeni della società. Il ricorso massiccio alla chirurgia estetica che si registra in questi anni è uno di questi. Il libro raccoglie le riflessioni e le confessioni del dottor Alberto Orlandi, specializzato in chirurgia plastica, maturate nel corso di anni di esercizio della professione nel campo della chirurgia plastica, estetica e nella laser chirurgia. Il primo fenomeno osservato dall'esperto è la grande diffusione che il bisturi al servizio della bellezza sta vivendo in questi ultimi anni: da lusso esclusivo un tempo appannaggio solo di Vip dello spettacolo e di personaggi facoltosi, è ormai un fenomeno di massa che riguarda persone di tutte le classi sociali. C'è chi risparmia per anni o contrae prestiti anche molto onerosi pur di sottoporsi a una liposuzione, a un ringiovanimento facciale o regalarsi un seno nuovo. Insomma, dice Orlandi la chirurgia estetica è un po' come il golf, un tempo divertimento per una ricca elite di signori, oggi sport di gran moda e praticamente alla portata di tutti o quasi. "Con la differenza che tirare quattro colpi all'aria aperta non fa male a nessuno, quattro incisioni a casaccio invece sì".
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Interrogato sui motivi per cui si decide di sottoporsi a un ritocco, Orlandi spiega che sono riconducibili a tre: c'è chi vede difetti dove in realtà non ce ne sono, come accade ai personaggi dello star system, costretti a fare carte false per mantenersi belli e continuare ad avere lavoro, ma che spesso finiscono per ridursi a mascheroni grotteschi; c'è poi chi ha una reale imperfezione fisica e non riesce a convivere con il difetto, e infine chi cerca un cambiamento nei connotati come uno stimolo a voltare pagina e affrontare la vita in modo diverso. Per questo, spiega Francescxa Romana Di Biagio, la chirurgia estetica e una questione di naso: non solo ovviamente nel rifarsene uno più bello, ma nel fiuto di riconoscere il professionista giusto, assolutamente qualificato e capace di esercitare una chirurgia che sia etica, oltre che estetica.
La bellezza ormai risponde a una preoccupante legge di omologazione, per cui certi elementi estetici sono un must non solo per sentirsi bene con se stessi, ma anche come necessario biglietto da visita per essere accettati dagli altri e ammessi in determinati ambienti. Il fenomeno, spiega l'autrice a Tgcom24, è molto comune tra i giovani, i quali fanno ricorso al "ritocchino" sempre più presto, ma soprattutto tra gli over 50, uomini o donne che siano. "Il fenomeno è particolarmente preoccupante perché si tratta di persone che per età e per esperienza dovrebbero essere arrivate a una certa accettazione di sé e alla sicurezza di un rapporto con il proprio corpo. Invece i segni del passare del tempo sono rifiutati e si assiste a una patetica rincorsa di un ideale di eterna giovinezza proprio da parte di chi dovrebbe trasmettere un esempio e un sano modello di comportamento ai più giovani". Senza contare che questa rincorsa senza fine procura un senso di frustrazione che fa vivere gli inevitabili segni del tempo come una vera menomazione. E allora si ricorre a bisturi e trattamenti senza freno con effetti devastanti.
La chirurgia etica, spiegano Orlandi e Di Biagio, consiste invece nel cercare la naturalezza. Il che significa suggerire un ritocco che si possa inserire con armonia nelle caratteristiche individuali di un volto o di un fisico: inutile gonfiare agli eccessi labbra e zigomi in un volto dai lineamenti minuti. Il ruolo del medico è anche quello di consigliare (e sconsigliare) la linea da seguire, senza lasciarsi fuorviare dalle richieste del paziente, il quale può avere una visione parziale e incompleta della situazione. Il chirurgo etico, quello che ciascuno deve imparare a riconoscere "a naso": deve saper cambiare solo i particolari non graditi dal paziente, senza stravolgerne i connotati. Deve essere psicologo nel comprendere le vere motivazioni che spingono il paziente a cambiare il suo aspetto e saper rispettare i limiti medici ed estetici del singolo caso. Infine deve suggerire al paziente quegli interventi poco invasivi, anche di medicina estetica che, con il semplice utilizzo ad esempio del lase , delle radiofrequenze e dell'ossigeno iperbarico, possono ottenere gli stessi effetti un lifting tradizionale.
Un altro tema di attualità è quello legato alla chirurgia sui pazienti minorenni. In questi casi si deve intervenire solo quando una imperfezione fisica, come le orecchie a sventola o un naso adunco, possono essere causa di un problema esistenziale e un ostacolo alla vita sociale. In questi casi però è indispensabile la motivazione dello psicologo che argomenti il disagio del giovanissimo.
Il libro è disponibile in libreria o in versione e-book per la piattaforma Apple sul sito Internet www.ghaleb.it.
Francesca Romana Di Biagio
Te lo do io un fisico nuovo – Intervista al dottor Alberto Orlandi
Davide Ghaleb Editore
Pp 64 – Euro 10