Il momento migliore è prima di partire
Il bello di un viaggio o di una vacanza comincia... prima di partire. Anzi, per molti si tratta proprio della parte migliore. La fase dell'attesa, del progetto, di una pianificazione meticolosa e attenta è quella che ci rende più felici e, come ha scoperto un recente studio, quella che segna davvero la differenza tra chi si concede una pausa vacanziera e chi invece non ha questa possibilità. Insomma, chi è in attesa di partire è davvero più felice di chi sa che non si muoverà da casa sua, ma la differenza tra la soddisfazione dei due si limita a questo particolare momento.
Lo sostengono i ricercatori dell'Erasmus University di Rotterdam (Paesi Bassi) e della Nhtv Breda University of Applied Sciences (Paesi Bassi) su 'Applied Research in Quality of Life', i vacanzieri, insomma, tendono a essere più felici degli altri solo subito prima della partenza. Poi, una volta tornati, nonostante l'abbronzatura e l'aria rilassata, c'è poca differenza quanto a felicità rispetto a chi è rimasto.
Gli studi di psicologia che hanno indagato sulle sensazioni positive legate alle vacanze sono numerosi, ma il team di Jeroen Nawijn si proponeva di rispondere a una serie di quesiti precisi: è sufficiente concedersi un viaggio per far salire l'indice di felicità nella vita di una persona? In altre parole, chi viaggia è effettivamente più felice di chi non parte mai? E ancora, se questo accade, che succede poi quanto si ritorna a casa e quanto dura nel tempo l'effetto-vacanza? Per rispondere a queste domande, gli studiosi hanno misurato l'impatto delle ferie sulla felicità di 1.530 olandesi, 974 dei quali ha fatto una vacanza nel corso del periodo preso in esame dallo studio. Il risultato mostra che, mentre ci si dedica alla pianificazione del viaggio, i fortunati turisti sono più felici di chi al contrario non ha in programma di partire. E questo, con buona probabilità, dipende dal fatto che pregustano l'effetto del break.
A conclusione del viaggio, però, a sorpresa, non c'è differenza nei livelli di felicità fra chi è appena tornato e chi non si è mosso per nulla. L'unica eccezione è stata rilevata nel caso in cui il periodo di ferie sia stato particolarmente rilassante: in questo caso, spiegano i ricercatori, l'effetto-vacanza c'è e dura per due settimane dopo il rientro. Quando poi sono trascorse otto settimane è come se non ci si fosse mossi di casa. Insomma, il viaggio e l'agognata vacanza hanno un effetto di breve durata sulla felicità, anche perché una volta rientrati si ritorna rapidamente alla routine quotidiana. E spesso c'è anche da recuperare sulle attività interrotte per andare in villeggiatura.
Insomma, il massimo di felicità si raggiunge prima e durante il viaggio. Per questo, conclude Nawijn, potrebbe essere meglio fare due o più brevi vacanze durante l'anno, piuttosto che concedersene solo una più lunga: i benefici saranno ripetuti. Sarebbe anche opportuno, sostiene lo studioso, che l'organizzazione scolastica fosse più flessibile, in modo da consentire alle famiglie di organizzare brevi vacanze durante l'anno.