Moda: Ferré, la camicia bianca da museo
© ansa | Libellula, autunno/inverno (F/W) 1995, una delle immagini esposte al Museo del Tessuto di Prato
© ansa | Libellula, autunno/inverno (F/W) 1995, una delle immagini esposte al Museo del Tessuto di Prato
Prato, in esposizione i capi e disegni del grande stilista
La camicia bianca, un grande classico del guardaroba femminile, si mette in mostra. Il Museo del Tessuto di Prato, presso Firenze, dedica un'esposizione a Gianfranco Ferré, ai suoi capi e ai disegni come esempio di lessico contemporaneo dell'eleganza. La mostra si intitola 'La camicia bianca secondo me. Gianfranco Ferré'' ed è allestita con capi provenienti dall'archivio della Fondazione intitolata al grande stilista. Disegni, dettagli tecnici, bozzetti, fotografie, immagini, video e istallazioni vengono esposti per ricostruire tutti i processi creativi del famoso stilista.
© ansa | Libellula, autunno/inverno (F/W) 1995, una delle immagini esposte al Museo del Tessuto di Prato
© ansa | Libellula, autunno/inverno (F/W) 1995, una delle immagini esposte al Museo del Tessuto di Prato
Grazie alla ricerca tecnica sviluppata in collaborazione con l'Opificio delle Pietre Dure di Firenze e realizzata dal fotografo fiorentino Leonardo Salvini, la mostra si apre con un sistema sospeso di teli su cui scorrono macro immagini dei disegni autografi di Ferré. Il cuore della mostra è costituito dalle ventisette camicie bianche che testimoniano vent'anni di genialità creativa e progettuale: taffetas, organza, raso, tulle e ricami meccanici, si mescolano a un crescendo di bravura ed equilibrio.
La mostra è arricchita da una collezione di disegni tecnici, bozzetti per le uscite in sfilata, scatti di grandi maestri della fotografia e immagini pubblicitarie provenienti dall'Archivio della Fondazione Ferré.
Commenta la curatrice della mostra Daniela Degl'Innocenti: ''L'apparente libertà e disinvoltura interpretativa della camicia è il risultato di una ricerca severa, artistica e progettuale insieme, sedimentata, decantata, distillata ed epurata dalle facili connessioni con la tradizione, elevata al piano più alto e astratto delle forme. La camicia e' un canone da amare, da distruggere, da ricomporre, in questo risiede il desiderio creativo dell'autore''.
Spiega Rita Airaghi, direttore della Fondazione Gianfranco Ferré: ''Abbiamo voluto raccontare attraverso questa selezione di 27 camicie bianche, l'approccio progettuale di Ferré nella sua creazione, il rapporto volume – materia - dimensione. Abbiamo voluto far capire come nulla fosse affidato al caso, al capriccio e come ciascun elemento di una creazione corrispondesse ad una scelta precisa. E come, nello stesso tempo, non manchi mai il contenuto di grande poesia, di fantasia, di leggerezza, di passione che emerge da ognuno di questi oggetti. Dalla prima camicia, che qui e' dell'82, all'ultima nel corso di 30 anni questo binomio di razionalità e di poesia e' il dato costante''.