VIOLATA LA LEGGE MANCINO

"Moschea" in Comune di Torino: indagati i due leghisti autori del blitz

Avevano rimosso un tappeto per le preghiere. Sono accusati di discriminazione religiosa

31 Lug 2015 - 21:40

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I consiglieri comunali torinesi, Fabrizio Ricca e Roberto Carbonero, della Lega Nord, sono stati indagati. Il reato ipotizzato è la violazione della legge Mancino che sanziona la discriminazione per motivi razziali, etnici, religiosi. L'accusa è in relazione al loro blitz nel centro preghiera allestito in Municipio per gli ospiti musulmani di un forum.

Il blitz è avvenuto martedì: la sala dedicata alla preghiera era stata allestita nella Sala matrimoni di Palazzo civico in occasione del convegno internazionale "Modest Fashion", sulla moda islamica, organizzato dal Comune in collaborazione con Dubai.

"Nulla contro la religione musulmana, ma il municipio è luogo laico e istituzionale", avevano detto i due esponenti del Carroccio, subito dopo avere rimosso il tappeto steso per la preghiera dei musulmani.

L'episodio ha dato vita ad un vero e proprio caso politico, nel quale sono intervenuti anche il ministro dell'Interno, Angelino Alfano, secondo cui impedire a chiunque di pregare è da "irresponsabile", e il sindaco di Torino, Piero Fassino, che lo aveva definito "un'offesa indecente alla città e ai suoi ospiti". Nel dibattito è entrata anche la Curia, con una nota ufficiale in cui aveva auspicato la realizzazione di analoghi spazi pubblici di culto per tutte le religioni.

Le indagini sono state affidate alla Digos, che ha acquisito il video in cui gli autori del blitz sono immortalati mentre rimuovono il tappeto per la preghiera. Immagini postate su Facebook dagli stessi esponenti del Carroccio per dare il giusto risalto a un "gesto politico", come lo definisce il segretario della Lega Nord Piemonte, Roberto Cota. "Il loro gesto è stato un gesto politico, non contro la religione islamica o chi la pratica, ma contro la assurda e provocatoria scelta del sindaco", li difende Cota, dicendosi "sorpreso" per l'inchiesta della Procura di Torino.

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