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Il presidente della Repubblica e il premier insieme all'Altare della Patria. Schlein in piazza a Milano con Scurati
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Meloni presenzia alle celebrazioni in Piazza Venezia, a Roma, dove il presidente della Repubblica Sergio Mattarella depone una corona d'alloro. La Liberazione "con la fine del fascismo pose le basi per il ritorno della democrazia": questo il passaggio chiave del messaggio di Giorgia Meloni nel suo secondo 25 aprile da presidente del Consiglio, commemorato all'Altare della Patria con Sergio Mattarella e le alte cariche dello Stato. Dopo aver affermato un anno fa in una lettera al Corriere della sera che la sua parte politica è "incompatibile con qualsiasi nostalgia" del Ventennio, in questa occasione la premier sceglie i social per ribadire l'avversione "a tutti i regimi totalitari e autoritari". Il presidente Sergio Mattarella fa invece una analisi del periodo fascista che non lascia spazio a revisionismi. Un regime "disumano" che "negava l'innegabile" attraverso una strettissima censura dei giornali, che "non conosceva la pietà", che educava i bambini "all'obbedienza cieca ed assoluta". Un regime, quello fascista, "totalmente sottomesso" a quello hitleriano nonostante le velleità di grandezza, inginocchiato ai nazisti che "ci consideravano un popolo inferiore". Sergio Mattarella sceglie la cittadina toscana di Civitella Val di Chiana, dove i nazisti uccisero a freddo quasi 250 civili per ritorsione compiendo così un "gravissimo crimine di guerra".
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Con una serie potente di ricordi e citazioni, Mattarella chiude la porta ai revisionismi che si riaffacciano nel dibattito politico, a quelli che tentano di mettere sullo stesso piano chi combatté per la libertà e chi quella libertà l'aveva svenduta ai nazisti. Un discorso tutto teso quindi alla "memoria" senza la quale, ha sottolineato, "non c'è futuro". Al presidente della Repubblica è stato necessario ripercorrere con crudezza la realtà storica per arrivare al cuore del messaggio di questo suo intervento per la Festa della "liberazione" che non è una festa della "libertà" genericamente intesa. C'è stato chi ha liberato e chi ha collaborato con i nazisti.
"L'antifascismo" dovrebbe far parte del dna degli italiani, sembra dire Mattarella, ed è forse frustrante doverlo ripetere ad ogni 25 aprile. La costituzione nasce dalla Liberazione, da quanti la resero possibile, e non ci dovrebbero essere divisioni sulla giustezza dei valori che compongono e strutturano la parola "antifascista", peraltro "fondanti" della stessa Costituzione. "Intorno all'antifascismo - ha spiegato il presidente - è possibile e doverosa l'unità popolare, senza compromettere d'altra parte la varietà e la ricchezza della comunità nazionale, il pluralismo sociale e politico, la libera e mutevole articolazione delle maggioranze e delle minoranze nel gioco democratico".
Se l'anno scorso da Cuneo Mattarella chiuse il suo discorso con una frase ad effetto ed altamente simbolica, "ora e sempre Resistenza!", dalla Toscana ha articolato il ragionamento parlando del "riscatto morale" che rimise in piedi l'Italia: "L'8 settembre, con i vertici del Regno in fuga, fece precipitare il Paese nello sconforto e nel caos assoluto. Ma molti italiani non si piegarono al disonore. Scelsero la via del riscatto. Un riscatto morale, prima ancora che politico, che recuperava i valori occultati e calpestati dalla dittatura. La libertà, al posto dell'imposizione. La fraternità, al posto dell'odio razzista. La democrazia, al posto della sopraffazione. L'umanità, al posto della brutalità. La giustizia, al posto dell'arbitrio. La speranza, al posto della paura". Ed anche, è il non detto, il coraggio di prendere le armi per ritrovare una dignità che si era perduta sin dal lontano 1924. L'anno dell'omicidio di Giacomo Matteotti voluto da Mussolini, eseguito dai suoi sgherri, coperto proprio da quel fascismo nascente che con l'uso compiacente dei media di allora, coprì, depistò ed insabbiò. Il coraggioso politico socialista ed antifascista del quale si celebrano i 100 anni dell'omicidio e la cui figura il presidente ha voluto ricordare perché già allora il fascismo svelò "i suoi veri tratti brutali e disumani".
"Nel giorno in cui l'Italia celebra la Liberazione, che con la fine del fascismo pose le basi per il ritorno della democrazia - scrive su X la presidente del Consiglio - ribadiamo la nostra avversione a tutti i regimi totalitari e autoritari. Quelli di ieri, che hanno oppresso i popoli in Europa e nel mondo, e quelli di oggi, che siamo determinati a contrastare con impegno e coraggio". "Continueremo a lavorare per difendere la democrazia - aggiunge - e per un'Italia finalmente capace di unirsi sul valore della liberta'. Viva la libertà!". Per le opposizioni, però, non basta. In una giornata segnata da polemiche e scontri di piazza, da più parti le rimproverano di non dichiararsi esplicitamente "antifascista", dimensione intorno a cui secondo il presidente della Repubblica "è possibile e doverosa l'unità popolare".
A Milano la segretaria del Pd Elly Schlein abbraccia Antonio Scurati, lo scrittore autore del monologo che ha creato il caos in Rai, e la definisce "una giornata in cui celebrare quell'Italia che è stata dalla parte giusta della storia", rilanciando "l'impegno e la lotta per la difesa della nostra Costituzione". Toni simili a quelli di Giuseppe Conte. "Non possiamo permettere - afferma il leader M5s - che i valori costituzionali vengano oggi scalfiti, uno a uno, tra corsa al riarmo, tagli alla sanità e scarso impegno per assicurare dignità, salari giusti e sicurezza alle persone". Nessun riferimento al post di Meloni, liquidato invece da Nicola Fratoianni (Si) come il "minimo sindacale", mentre il sindaco di Milano Giuseppe Sala critica il "silenzio imbarazzante" di "una parte del governo". "Se è un governo che proviene dalla storia dell'Msi - sostiene il leader di Azione Carlo Calenda - è necessario" che dica di essere antifascista.
Il 25 aprile della maggioranza Con sfumature diverse è vissuta la festa della Liberazione nella maggioranza e nell'esecutivo, e non passa inosservato che alcuni ministri non si esprimono. Per Gennaro Sangiuliano, "l'antifascismo è sicuramente un valore" ma "lo è allo stesso modo l'anticomunismo". "Liberiamo la festa del 25 aprile da chi la tiene in ostaggio, diventi finalmente di tutti", il post di Daniela Santanchè. Deve fare i conti con fischi e 'buuh' il guardasigilli Carlo Nordio, mentre nel suo discorso a Treviso sostiene che la richiesta di dirsi antifascisti "è retorica, perché avendo noi giurato fedeltà sulla Costituzione è ovvio che siamo antifascisti". Più volte si è dichiarato tale il ministro dell'Istruzione Giuseppe Valditara, che denuncia la "retorica dell'allarme fascista: non esiste nel Paese e non interessa agli italiani". E il ministro della Difesa Guido Crosetto, al fianco di Mattarella anche alla cerimonia a Civitella in Val di Chiana, sottolinea che "l'impegno per la libertà è più attuale che mai". Mentre il vicepremier Antonio Tajani onora "tutte le vittime innocenti del nazifascismo".
Poche le voci leghiste. Il presidente della Camera Lorenzo Fontana, al Foglio, si dice "pienamente antifascista", e Gian Marco Centinaio mette nero su bianco un "viva l'Italia antifascista". Il leader Matteo Salvini partecipa a una cerimonia a Milano ("Ho sempre onorato il 25 aprile senza sbandierarlo"), prima della presentazione del suo libro in cui annuncia la candidatura di Roberto Vannacci con la Lega. "Una provocazione", per Angelo Bonelli (Avs). "Festeggia il 25 aprile con un criptofascista", la stilettata di Riccardo Magi (+Europa). "Uno schiaffo della destra ai valori antifascisti", attacca il dem Alessandro Zen, in un pomeriggio segnato dalle tensioni nelle manifestazioni, da Roma a Milano. FdI condanna i manifesti di Meloni bruciati a Bologna e le contestazioni all'urlo di "assassini" alla Brigata ebraica, stigmatizzate, fra gli altri, anche dal dem Emanuele Fiano, dall'azzurro Maurizio Gasparri e da Raffaella Paita (Iv): "Qui gli unici fascisti sono gli autori di questi cori".
Fa discutere anche il post con cui Tomaso Montanari, rettore dell'Università per stranieri di Siena, commenta un articolo del Secolo d'Italia: "Ma almeno oggi tornate nelle fogne e tacete...". "È questa - ribatte Tommaso Foti (FdI) - la libertà di espressione che certi nostalgici degli anni più bui vogliono predicare?".