La proposta per difendere i reporter dalle minacce di chi vuole scoraggiare la pubblicazione di notizie sgradite, è stata presentata da Primo Di Nicola del M5s
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I dati del ministero della Giustizia mostrano che negli ultimi tre anni il 90% delle querele per diffamazione sono state archiviate prima del dibattimento. Nove volte su dieci la denuncia non ha fondamento, ma viene presentata lo stesso. Per evitare che diventino uno strumento usato dai potenti per intimidire i giornalisti e scoraggiare la pubblicazione delle notizie sgradite, in Senato arriva una legge proprio contro le querele temerarie che minano alla libertà di stampa. A presentare la proposta di legge è Primo Di Nicola, eletto nelle file del M5s dopo aver passato una vita a l’Espresso ed essere stato direttore de il Centro. "Basta una condanna di 100 mila euro per cambiare i bilanci – ha detto Di Nicola a Il Fatto quotidiano – e a mettere in difficoltà un’azienda editoriale".
Cosa prevede il disegno di legge? - I senatori del Movimento chiedono la modifica dell'art.96 del codice di procedura civile. Quando risulta la malafede o la colpa grave di chi ha sporto querela, il giudice non solo deve rigettare la domanda di risarcimento, ma anche condannare il querelante a pagare, oltre alle spese processuali, una somma che corrisponde alla metà dell'importo richiesto alla controparte. Per esempio, se un dirigente d'azienda denuncia un giornale e chiede un risarcimento di 200 mila euro, e il giudice respinge la querela perché pretestuosa, allora sarà il dirigente a dover pagare 100 mila euro al giornale denunciato.
Per difendere la libertà di stampa - "Non è una battaglia di casta, non si tratta di tutelare gli interessi della categoria dei giornalisti - spiega Di Nicola - ma di difendere la libertà di stampa e di ogni cittadino a essere informato. Oggi intimidire costa zero, e le liti temerarie sono uno strumento che il potere può usare, e usa, senza alcun disincentivo".
A discapito dei giornalisti precari - "Ancora più pesante - sottolinea Gianluigi Paragone, sempre del M5s - è la situazione per i cronisti che lavorano a partita Iva e senza contratti stabili, che non hanno alcun tipo di tutela legale".
A tutela dell'identità delle fonti - I senatori del Movimento 5 stelle hanno presentato anche un secondo disegno di legge che disciplina un altro aspetto della libertà di informazione. "Nel nostro Paese - spiega Di Nicola - il segreto professionale esiste solo in teoria. Sempre più spesso i giornalisti vengono arrestati, inquisiti, perquisiti per essersi rifiutati di rivelare all'autorità giudiziaria l'identità delle loro fonti". Nel ddl è quindi prevista la modifica dell'art. 200 del codice penale, in modo da allargare la tutela del segreto professionale anche ai casi in cui la magistratura può pretendere che sia messo da parte.