Alla Camera il caffè è a credito: ventimila euro di "pagherò"

Con la rivoluzione della spending review nei Palazzi, che non risparmierà, da settembre, lo storico bar dei deputati a Montecitorio, saltano fuori migliaia di caffè a credito serviti al bar a ex deputati, per un conto da saldare di 20mila euro. E al passaggio graduale di gestione della buvette, dal 31 agosto, dalla Camera alla Compass Group, società esterna che si occupa anche del ristorante al piano inferiore, il rosso dovrà scomparire. Sarebbero 34, secondo La Repubblica, gli ex onorevoli con un debito tra i 300 e gli 800 euro da saldare al banco e, tra questi, anche l'ex parlamentare di lungo corso Paolo Cento. La vicenda è al vaglio dell'Ufficio di presidenza.

"Se c'è qualcosa di pregresso da pagare alla buvette, sono pronto a farlo", ha assicurato l'ex onorevole verde.

Ma come si è potuto arrivare a un rosso così alto in caffè e altre consumazioni? La prassi è che ogni deputato sia in possesso di una tessera per usufruire di alcuni servizi della Camera, compresi bar e ristorante. E in caso di tessera vuota, gli onorevoli sono autorizzati al "pagherò".

Alcuni tra coloro che hanno lasciato lo scranno nel 2013, però, hanno dimenticato di saldare il conto finale al lungo bancone lucido e brillante annesso allo storico Transatlantico, che ha assistito alla storia del Paese: da Togliatti a De Gasperi, da Craxi ad Andreotti, da Berlinguer a Berlusconi e Prodi: chi non ha fatto lì una pausa caffè tra una decisione e l'altra? Ma gli scontrini non pagati, oggi, ammontano a un totale di 20mila euro.

E adesso, chi pagherà? Al rientro dalle ferie il dossier dell'amministrazione di Montecitorio potrebbe finire sul tavolo di Laura Boldrini per decidere il da farsi. Un eventuale "condono" dei caffè sarà preso in esame dai vertici di Montecitorio.