DOPO IL RIMPATRIO DEL GENERALE

Caso Almasri, la Cpi riceve una denuncia contro il governo italiano | E conferma: "Nessuna indagine contro Palazzo Chigi"

Tutto è nato dalla mail inviata da un rifugiato sudanese, vittima di torture in Libia, all'ufficio del procuratore dell'Aja. Tajani: "Forse bisognerebbe indagare sulla Corte"

06 Feb 2025 - 18:42
 © Ansa

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Sul caso Almasri, la Corte penale internazionale ha ricevuto una denuncia contro il governo italiano presentata da una vittima delle torture del generale libico. L'ipotesi di reato è "ostacolo all'amministrazione della giustizia ai sensi dell'articolo 70 dello Statuto di Roma" e nella denuncia sono indicati i nomi di Giorgia Meloni, Carlo Nordio e Matteo Piantedosi. In precedenza Avvenire aveva riferito dell'apertura di un fascicolo d'indagine sull'operato di Roma. Circostanza poi prontamente smentita in sequenza da Palazzo Chigi e dalla stessa Corte dell'Aja, che hanno escluso procedimenti attivi contro l'Italia. La replica del ministro Antonio Tajani: "Forse bisognerebbe indagare sulla Cpi".

 

La segnalazione di una vittima di torture in Libia

 Il caso è scoppiato dopo la segnalazione alla Cpi da parte di una vittima delle torture del generale libico. A scrivere all'Aja, attraverso i suoi legali, è stato un rifugiato sudanese che già nel 2019 aveva raccontato agli investigatori internazionali le torture che lui e la moglie avevano subito dal generale Almasri, quando entrambi erano stati imprigionati in Libia. "Il richiedente, un cittadino sudanese del Darfur con lo status di rifugiato in Francia, sostiene che sua moglie, lui stesso e innumerevoli membri del gruppo di cui fa parte ('migranti') sono stati vittime di numerosi e continui crimini", si legge nella richiesta inviata all'ufficio del procuratore appena dopo aver ascoltato alla Camera i ministri Nordio e Piantedosi.

Non si è trattato di una denuncia

 Secondo fonti del governo italiano, il procuratore della Cpi non ha ufficialmente trasmesso la denuncia del cittadino sudanese ai giudici. Il rifugiato, viene spiegato ancora, ha inviato una mail all'indirizzo mail dedicato dell'ufficio del procuratore. Le comunicazioni sono moltissime, ognuna viene vagliata e, solo se ritenuta fondata, può originare un procedimento, che richiede mesi. Il tutto viene di solito tenuto riservato, salvo che lo stesso denunciante non lo riveli al pubblico, cosa che pare essere avvenuta in questo caso.

L'indagine sul governo Meloni

 Secondo l'accusa, che indica Meloni, Nordio e Piantedosi come "sospettati", i rappresentanti del governo italiano "non hanno provveduto a consegnare il generale Almasri alla Corte penale internazionale". I suddetti, si legge ancora, avrebbero "abusato dei loro poteri esecutivi per disobbedire agli obblighi internazionali e nazionali". In particolare, viene citato l'articolo 70 dello Statuto di Roma, che disciplina i provvedimenti contro chi ostacola la giustizia internazionale.

Tajani: "Forse bisognerebbe indagare sulla Cpi"

 "No comment sulla Corte penale internazionale, ho già molte riserve sul comportamento della Cpi su questa vicenda", ha dichiarato Antonio Tajani. "Forse bisogna aprire un'inchiesta sulla Corte, bisogna avere chiarimenti su come si è comportata. L'atto inviato all'Italia era nullo, condivido al 100% quello che ha detto il ministro Nordio".

Nordio: "Almasri libero? Dispiace, ma le leggi vanno applicate"

 Se umanamente dispiace che Almasri sia libero? "Bella domanda, umanamente parlando vorrei che ogni persona che ha commesso un reato fosse giudicata, se trovata colpevole condannata, e la pena venisse eseguita secondo le regole, questo è il punto", ha commentato il ministro Carlo Nordio. "Si è detto: sì, il mandato sarà stato sbagliato, ma quello è un torturatore. Se seguissimo questo criterio allora neanche la Corte penale internazionale o il Tribunale di Norimberga avrebbero senso. I tribunali esistono perché si devono rispettare le regole. Prima di tutto bisogna applicare le leggi, altrimenti torniamo a farci giustizia da soli. L'idea che uno sia un torturatore e che debba essere punito in quanto tale, indipendentemente dal rispetto delle regole, significa delegittimare l'esistenza stessa dei tribunali internazionali".

Donna ivoriana denuncia lo Stato italiano

 Sul caso Almasri è stato poi depositato presso la Procura di Roma una denuncia contro lo Stato italiano, in cui si ipotizzano reati di omissione e favoreggiamento. Un avvocato ha agito per conto di una donna ivoriana che ha raccontato di essere stata "stuprata e massacrata di botte tutti i giorni per almeno un anno" nella prigione libica di Mitiga. "Almasri e i suoi soldati mi hanno distrutto la vita. "Voi non potete nemmeno immaginare quello che una donna può vivere in quella prigione. In Italia sono stata aiutata da brave persone a superare, in qualche modo, quello che ho vissuto. Sono andata avanti con la speranza che un giorno potesse essere fatta giustizia. Sono venuta dalla Libia per sfuggire alla morte su un gommone appena galleggiante, il mio carnefice è tornato a casa su un aereo di Stato. Qualcuno mi spieghi davvero quello che è accaduto. Credevo di essere arrivata in un Paese giusto e libero, invece sono stata sacrificata di nuovo. Oggi, guardando indietro, dico che avrei preferito morire a Mitiga".

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