Durissimo affondo del leader dell'Idv nei confronti del capo dello Stato e del premier: "Sotto la scure della minaccia-fiducia il Parlamento vota quella che, in verità, è una sfiducia con ricatto"
© LaPresse
Durissimo attacco del leader dell'Idv, Antonio Di Pietro, al capo dello Stato, Giorgio Napolitano, e al premier Mario Monti. "La nostra Costituzione è tramortita dalla prepotenza di chi avrebbe tanta voglia di assolutismo, ossia di comprimere la potestà delle Camere. Era la voglia conclamata di Berlusconi. Pensavamo - sottolinea Di Pietro - d'aver raggiunto l'apice. Ci siamo sbagliati: sottovalutavamo Monti - Napolitano".
"C'era una volta la democrazia parlamentare, luogo di confronto e di elaborazione dei disegni di legge. La nostra Costituzione, all'art.70, rammentava che 'la funzione legislativa è esercitata collettivamente dalle due Camere'. Così scrivono Antonio Di Pietro e Luigi Li Gotti in un post sul sito del laeder dell'Italia dei Valori.
"Poi - proseguono Di Pietro e Li Gotti - c'era il governo, anch'esso abilitato a presentare disegni di legge, con una fondamentale differenza: per farlo doveva avere, ogni volta, l'autorizzazione del Presidente della Repubblica, come si legge all'art.87 della Costituzione. Abbiamo usato il verbo al passato, non a caso. La nostra Costituzione c'è, è viva, è bella. Ma per molti è diventata una pastoia, un ostacolo".
"Come fare per sbarazzarsene?", si chiede allora il leader dell'Idv e riponde: "Hanno trovato l'articolo adatto, il 77: 'in casi straordinari di necessità e di urgenza, il governo adotta, sotto la sua responsabilità, provvedimenti provvisori con forza di legge'. Ma ci sarebbe un ostacolo: è il Presidente della Repubblica che è chiamato a vigilare sulla straordinarietà della necessità ed urgenza".
"Sennonché - aggiunge - ormai accade, con frequenza bisettimanale, che il governo ricorra al decreto e il Presidente della Repubblica verifichi, bisettimanalmente, che vi siano i requisiti di straordinaria necessità e urgenza". "Con la conseguenza - continua il post - che, essendo previsto il termine di sessanta giorni per la conversione dei decreti da parte delle due Camere, il governo puntualmente pone la fiducia e così strozza il dibattito parlamentare.
"Sotto la scure della minaccia-fiducia, infatti, il Parlamento vota quella che in verità è una sfiducia con ricatto. Bella la democrazia parlamentare, vero? I costituzionalisti partigiani - conclude - la chiamano Costituzione vivente''.