Il cardinale Angelo Bagnasco sottolinea la necessità di "non buttare via un anno di sacrifici"
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"Il governo tecnico ha messo il Paese al riparo da capitolazioni umilianti. Non si possono mandare in malora i sacrifici di un anno". Lo ha detto il presidente della Cei, il cardinale Angelo Bagnasco, commentando gli ultimi avvenimenti politici e sottolineando come "un anno fa il problema era di mettere in sicurezza l'Italia in una crisi di sistema a lungo sottovalutata e di fronte a una classe politica incapace di riforme effettive".
In un'intervista al "Corriere della Sera", l'arcivescovo di Genova spiega che "la chiusura anticipata della legislatura è sempre un segnale negativo per la politica e per un Paese". Ma "nello specifico, piuttosto che galleggiare è meglio un atto coraggioso. Era una decisione, forse, inevitabile", sottolinea il cardinale.
"Ma i grandi sacrifici che sono stati richiesti hanno il diritto di vedere frutti concreti - ribadisce il presidente della Cei - oltre ad avere permesso di non cadere nel baratro del fallimento del sistema-Paese. Inoltre è saggio tenere in seria considerazione l'autorevolezza che l'Italia ha acquisito in campo europeo e internazionale".
Spiegando che il governo Monti è stato "sostenuto da forze trasversali a motivo della gravità eccezionale dell'ora", il cardinal Bagnasco sostiene che "il momento presente richiede di continuare a concentrarsi sui problemi prioritari dell'economia, sul modo di affrontare la drammatica questione del lavoro e sulla lotta alla corruzione". E ritiene un errore in futuro "non avvalersi di chi ha contribuito in modo rigoroso e competente alla credibilità del nostro Paese in campo europeo e internazionale evitando di scivolare verso situazioni irreparabili".
La preoccupazione più grande della Chiesa cattolica in questo frangente è poi per il cardinale Bagnasco "la tenuta del nostro Paese e quindi la coesione sociale. Fino a quando - chiede il presidente dei vescovi italiani - ce la farà l'Italia?"
"Ciò che lascia sbigottiti - prosegue il porporato nell'intervista - è l'irresponsabilità di quanti pensano a sistemarsi mentre la casa sta ancora bruciando. E si conferma la radice di una crisi che non è solo economica e sociale, ma culturale e morale. Per troppo tempo i partiti sono stati incapaci di pervenire a decisioni difficili e a parlare il linguaggio della franchezza e non quello della facile demagogia".
Ad una domanda sulla presenza politica dei cattolici, Bagnasco risponde che "il fermento nelle file del laicato cattolico per un impegno a favore di una buona politica ha registrato in questi ultimi mesi una significativa accelerazione". Per il cardinale "pensare alla transizione del nostro Paese a prescindere dalle sue radici cristiane appare un'operazione antistorica, puntualmente contraddetta dall'esperienza di tanti che sperimentano la prossimità dei servizi sociali della Chiesa, sparsi capillarmente ovunque".