Tra continui slittamenti entrerà (forse) in servizio nel 2016
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Il dibattito sull’F-35 italiano è entrato prepotentemente nella campagna elettorale in vista delle consultazioni del 24-25 febbraio. Eppure, quasi nulla si sa dell’aereo a parte che costa un sacco di soldi e che viene dall’America.
A COSA SERVE
Il programma che portò alla scelta dell’F-35 si chiama Joint Strike Fighter sulla base di un requisito emesso dal Dipartimento della Difesa americano che chiedeva di sostituire con un unico aereo la vasta galassia di multiruolo (caccia e aerei capaci di compiere missioni di attacco al suolo) sviluppata a partire dagli anni ’70.
L’obsolescenza di modelli europei, come l’Harrier, il Tornado o l’italo-brasiliano Amx fece sì che al programma Jtf si unissero Gran Bretagna, Italia, Paesi Bassi, Canada Australia, Norvegia, Danimarca e Turchia. Le ex colonie britanniche, però, hanno annunciato di rinunciare al supercaccia tra dicembre 2012 e gennaio 2013.
Il caccia è stealth, scarsamente osservabile ai radar e supersonico. La traccia che lascia è, all’incirca, quella di una palla da basket. Inoltre, è sviluppato in tre configurazioni: convenzionale, ad atterraggio verticale e per l’uso sulle portaerei americane con il gancio di coda. All’Italia, interessano le prime due varianti.
i "NOSTRI" F-35
L’Italia, pur essendo un partner di secondo livello, ha investito già molto sul nuovo aereo. La nuova portaerei Cavour è stata costruita esclusivamente per l’35, vista l’obsolescenza dei nostri AV-8, i nostri Harrier ad atterraggio verticale che verranno presto ritirati dal servizio.
La variante di F-35 che acquisterà la Marina dovrebbe essere anche acquistata dall’Aeronautica. L’idea è che un aereo in grado di atterrare in verticale sia molto più flessibile di uno che ha bisogno di una pista per effettuare la stessa operazione. Quindi, in scenari come l’Afghanistan, è preferibile avere un aereo di questo tipo rispetto a uno convenzionale.
Inoltre, tra le clausole dell'accordo tra Italia e Usa c'era la costruzione di un impianto di assemblaggio dell'aereo a Cameri, in Piemonte che avrebbe dovuto costruire gli aerei per il mercato europeo, garantendo anche un certo ritorno occupazionale.
I PROBLEMI
Lo sviluppo del nuovo caccia procede lentamente. Troppo. Il primo volo è stato effettuato nel 2006. Da allora, la data di entrata in servizio è slittata. Ad oggi, si parla di 2016, ma ogni giorno sembra che la data sia destinata ad essere spostata in avanti,.
L’allargamento dei tempi ha anche portato un aumento dei costi. Il programma in sé vale circa 300 miliardi di dollari mentre per ogni aereo, si parla di 280 milioni di dollari, il 93% in più di quanto preventivato nel 2001, all'inizio del progetto.
Inoltre, ci sono anche dei dubbi sul fatto che l’avanzata elettronica dell’aereo sia oggetto di spionaggio. La britannica Bae, infatti, a marzo 2012 è stata attaccata da hacker cinesi che hanno rubato informazioni sulla progettazione dell’aereo, causando la riprogettazione di alcune componenti elettroniche.
LO SCENARIO
L’F-35 non è l’unico caccia del genere ad essere sviluppato. Cina e Russia hanno già fatto volare dei prototipi di velivoli analoghi. A natale 2011, la Cina ha fatto volare il J-20, la Russia, nel 2010, ha fatto volare il Sukhoi Pak T-50 che sarà venduto anche all’India. Gli stessi Usa hanno già nel loro arsenale un supercaccia stealth: l’F-22 che ha sostiutito, tra gli altri, l'iconico F-117. Il Pentagono, tuttavia, ha deciso di fermarne l’acquisto. Perché? Inaffidabile e troppo costoso.