Lo sconcerto del Colle: "Finisco il mandato tra sospetti incomprensibili"
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"Una Pasqua amarissima". E' questo lo sfogo riportato dal Corriere della Sera del Presidente della Repubblica, amareggiato perché "dopo sette anni di mandato sto finendo il settennato in modo surreale, oggetto di assurde reazioni di sospetto e dietrologie incomprensibili, tra il geniale e il demente". Secondo il Capo dello Stato il suo intento con i "saggi" è stato travisato in modo "insolente".
Napolitano, ricostruisce sempre il Corsera, ha pregato due gruppi di persone, diverse tra loro ma con alcune caratteristiche di competenza o istituzionali, di fare una specie di quadro sinottico di problemi da affrontare, tenendo conto delle posizioni che si sono espresse finora o aggiungendovi ciò che vorranno. Più d'uno ha rievocato, per diverse analogie, il famoso esempio dell'Olanda, dove nell'ottobre 2012 liberali e laburisti firmarono una pragmatica intesa, chiamata "Costruire ponti", per accordarsi su poche misure concrete, necessarie a traghettare il Paese al di là della crisi.
In merito alla scelta di non dimettersi, la motivazione va ricercata nella volontà di garantire un elemento di continuità. Se Napolitano si fosse limitato alle risultanze degli ultimi colloqui che aveva avuto, avrebbe dovuto riconoscere: ''Sono conclusioni che fanno disperare della possibilità di governare questo Paese''. Le dimissioni avrebbero contraddetto l'impegno di offrire un impulso di ''tranquillità'', di dare la sensazione che ''lo sforzo continua'', di confermare l'impianto del suo settennato, ispirato a ''dare agli italiani un senso di comunità e di unita'''.
Il Capo dello Stato ha ponderato ogni decisione: aveva dato un pre-incarico a Bersani che, a chiusura delle sue consultazioni, non era riuscito ad assicurarsi alcuna garanzia per una maggioranza al Senato: soltanto impegni aleatori del Movimento 5 Stelle e mezze promesse della Lega. A questo punto è emerso, chiaramente e drammaticamente, lo stallo, uno scenario bloccato, che ha spinto Napolitano a puntare sui saggi. Presto avrà sul tavolo le conclusioni dei suoi "consulenti": dal 15 aprile saranno convocate le Camere che, se saranno già pronti i rappresentanti dei Consigli regionali, tra il 16 e il 18, cominceranno a votare per il nuovo presidente della Repubblica. Oltre non potrà andare. Ciò significa che, anche se il suo settennato costituzionalmente finisce il 15 maggio, molto probabilmente lascerà prima.