Legislatura bloccata

Parlamento, la matassa degli "incompatibili" perché seduti su più poltrone

Sono 33 i parlamentari che cumulano più cariche in barba alla CostituzioneAl Senato possono "autodenunciarsi" entro martedì, ma alla Camera resteranno impuniti

15 Apr 2013 - 09:15
 © LaPresse

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Sono 33 i parlamentari italiani seduti non su una "poltrona", ma su un vero e proprio divano: a due, tre, addirittura quattro posti se tante sono le cariche che sono riusciti a cumulare. L'uomo dei record nel sommare incarichi elettivi è al momento Domenico De Siano: 55 anni, campano, politico di lungo corso, è attualmente senatore del PdL, consigliere regionale, consigliere provinciale a Napoli e consigliere comunale di Lacco Ameno, comune sull'isola di Ischia di cui è già stato sindaco.

Per i 15 che siedono a Palazzo Madama c'è la possibilità di fare "outing", vale a dire uscire allo scoperto e indicare quale incarico si preferisce tenere, ma entro martedì 16 aprile. Alla Camera invece, il processo agli "incompatibili" non partirà visto che l'organo che deve vigilare non è stato ancora formato.

Il quadro normativo - La convergenza di più incarichi su una stessa testa sarebbe proibita per legge. E' addirittura la Costituzione a impedirlo quando al comma II dell'articolo 122 prevede: "Nessuno può appartenere contemporaneamente a un Consiglio o a una Giunta regionale o a una Camera del Parlamento, a un altro Consiglio o a un altra Giunta regionale, ovvero al Parlamento europeo". Con il decreto legge numero 138 del 2011 al numero di cariche incompatibili con quella di parlamentare si sono aggiunte anche quelle di presidente di provincia e di sindaco di comuni con più di 5.000 abitanti.

Cosa sta succedendo in Senato - Un'azione di Roberto Calderoli potrebbe portare adesso allo scoperto i senatori che con molta faccia tosta continuano a far finta che le regole non esistano e non rinunciano a nessuna poltrona. L'esponente leghista ha, infatti, proposto  e ottenuto la proroga della Giunta per le Elezioni provvisoria, cioè l'organo che deve recepire al Senato le posizioni di incompatibilità e procedere alle dichiarazioni di surroga. Calderoli ha così commentato la sua azione: "Chi sapendo di essere incompatibile non lo dichiarerà non avrà più alibi perché non si può più nascondere dietro il fatto che non c'era l'organismo che avrebbe proclamato il subentrante". Il tempo a disposizione degli "incompatibili" per autodenunciarsi non è però eterno. Dal 17 aprile infatti, si ripristinerà la procedura ordinaria di contestazione delle incompatibilità; procedura secondo la quale l'iniziativa deve essere presa dalla Giunta per le Elezioni. 

Come agisce la Giunta per le Elezioni - Di solito ciascuna Giunta per le Elezioni (ce ne sono due, una al Senato e una Camera) individua il caso di incompatibilità tra più incarichi e si prende un mese per aprire un'istruttoria. Il diretto interessato ha un altro mese per poter scegliere quale carica esercitare. In un quadro politico di estrema incertezza (e con l'ipotesi di un voto nazionale a breve) molti onorevoli hanno preferito tacere e non scegliere. Soprattutto alla Camera dove la Giunta per le Elezioni non è stata costituita e gli ignavi potranno rimanere con il piede in più scarpe. 

Chi sono gli "incompatibili" al Senato - I senatori che dovrebbero rinunciare a una carica sono: Mario Mantovani, vicepresidente regione Lombardia; Massimo Garavaglia, assessore regione Lombardia; Piero Aiello, assessore Regione Calabria; Giovanni Bilardi, consigliere regione Calabria;  Antonio Stafano Caridi, consigliere regione Calabria; Massimo Cassano, assessore regione Puglia; Federica Chiavaroli, consigliere regione Abruzzo; Giuseppe Cucca, consigliere regione Sardegna; Domenico De Siano, consigliere regione Campania; Pietro Iurlaro, consigliere regione Puglia; Eva Longo, consigliere regione Campania; Francesco Scoma, consigliere regione Sicilia; Dario Stefano, assessore regione Puglia; Lucio Tarquinio, consigliere regione Puglia; Luciano Uras, consigliere regione Sardegna.

Chi sono gli "incompatibili" alla Camera -  I deputati che dovrebbero rinunciare a una carica sono: Giovanni Fava, assessore regione Lombardia; Ferdinando Aiello, consigliere regione Calabria; Roberto Capelli, consigliere regione Sardegna; Bruno Censore, consigliere regione Calabria; Gianfranco Chiarelli, consigliere regione Puglia; Antonio Decaro, consigliere regione Puglia; Umberto Del Basso De Caro, consigliere regione Campania; Giuseppe De Mita, vicepresidente regione Campania; Vincenzo Folino, consigliere regione Basilicata; Roberto Marti, consigliere regione Puglia; Toni Matarrelli, consigliere regione Puglia; Mauro Ottobre, consigliere regione Trentino A.A.; Rocco Palese, consigliere regione Puglia; Michele Pelillo, assessore regione Puglia; Marcello Taglialatela, assessore regione Campania; Pierpaolo Vargiu, consigliere regione Sardegna.

Chi deve scegliere tra Roma e Bruxelles - Il "saggio" Mauro Mario, deputato europeo, dovrà scegliere se tenere il ruolo comunitario oppure restare nella Capitale come senatore. Stesso dilemma per l'ex sindaco di Milano, Gabriele Albertini.

Chi ha già rinunciato - Il governatore piemontese Roberto Cota ha optato per la carica regionale, così come il governatore pugliese Nichi Vendola che il 10 aprile ha comunicato: "Resterò a Bari".

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