LA SVOLTA?

Reddito a chi ha bisogno e aiuti a chi assume Le promesse di Letta costeranno 15 miliardi

Dove troverà i soldi il nuovo premier? Realizzare il programma significa un punto in più di deficit

30 Apr 2013 - 10:11
 © Ansa

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Aiuti alle aziende che assumono, reddito ai bisognosi, niente più Imu e una soluzione concreta all'incubo esodati. Sono solo alcuni dei punti forti del programma presentato ieri alla Camera da Enrico Letta. Ambizioso, coraggioso, ma soprattutto costoso. Si calcola che serviranno almeno 15 miliardi l'anno per realizzare quanto promesso. E questo significa un punto in più di deficit.

Cominciare però proprio con lo stop al pagamento della seconda rata Imu, quella di giugno, significa rinunciare a incassare di botto 10 miliardi di euro, quelli entrati esattamente un anno fa, come spiega il "Corriere della Sera". Se poi si deciderà di abolire l'imposta sulla prima casa, allo Stato arriveranno 4 miliardi in meno l'anno, quanto vale l'Imu sull'abitazione principale. Senza contare che il presidente del Consiglio intende pure evitare anche il rincaro dell'Iva, già messo in cantiere per il prossimo luglio, che allo Stato avrebbe reso altri due miliardi.

Insomma, se dalle parole di ieri davanti alla Camera dei deputati sembra che in arrivo ci siano aiuti concreti a famiglie e disoccupati, e un fisco più leggero, va considerato che sono tutte promesse che costano. Sembra che per raggiungere questi obiettivi Letta confidi in un ammorbidimento dell'Europa sul fronte conti pubblici. Come le maglie sono state allargate per Francia e Spagna, si può sperare che lo possano presto essere anche per noi. Ma in campo ci sono anche altre strade: come il ricorso alla Cassa depositi e l'aumento del prelievo sui giochi e su alcol e tabacchi.

Va sottolineato comunque che si tratta soltanto di supposizioni, perché nel suo discorso davanti ai deputati ieri Letta si è concentrato molto di più sulle cose da fare che non sul dove trovare i soldi. Altre voci parlano di un'intesa del premier con il ministro dell'Economia, Fabrizio Saccomanni, per tagliare la spesa pubblica, recuperando altri 4 miliardi. Si torna inoltre a pensare alle privatizzazioni e all'accordo con la Svizzera per tassare i capitali italiani emigrati nelle banche elvetiche. E il Partito democratico fa sapere di puntare sulle apertura di Bruxelles e sulla lotta all'evasione, mentre dice no a tagli di spesa o a ticket più cari.

Welfare più forte nel modello Letta - Di certo che c'è che Letta ha disegnato uno Stato in cui il welfare si rafforza, orientandosi verso il modello sociale europeo. Oggi ad assistenza e sostegno alla disoccupazione noi dedichiamo solo l'8% del Pil, mentre la Francia arriva al 18% e la Germania addirittura al 20%. Questi numeri dicono che l'Italia può fare molto di più nel settore, e Letta ha tutte le intenzioni per intervenire con forza.

Gli uomini del presidente precisano però che le promesse di reddito minimo e di welfare potenziato "non vanno enfatizzate", ma considerate un orientamento a un rimodellamento complessivo del sistema. E allora, se si calcola che garantire il reddito minimo a chi è senza lavoro costerebbe almeno 10 miliardi, va anche precisato che il conto è soltanto "ipotetico", come sottolinea il Pd Carlo Dell'Aringa. Insomma, Letta ha tracciato la strada: adesso si tratterà di "dotarsi di strumenti amministrativi per misurare la povertà e i veri bisognosi", dice ancora Dell'Aringa. A cominciare dalla lotta all'evasione, fenomeno che moltiplica inevitabilmente ingiustizie e differenze sociali.

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