Dopo il deludente risultato il movimento di Ingroia è giunto alla fine perché "è impossibile trovare una strategia comune tra le sue componenti". L'ex pm di Palermo, però, riparte con Azione Civile
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Dopo la delusione del risultato elettorale, Rivoluzione Civile ha deciso di sciogliersi. Il movimento, che aveva come candidato premier Antonio Igroia, ha infatti preso atto dell'impossibilità di trovare per il futuro una strategia comune tra le sue componenti. La nota congiunta è stata firmata dai rappresentanti di Rifondazione Comunista, Azione Civile, Verdi, Movimento Arancione, Pdci, Idv e Rete2018.
La nota, firmata da Antonio Ingroia (Azione Civile), Angelo Bonelli (Verdi), Luigi De Magistris (Movimento Arancione), Oliviero Diliberto (Pdci), Antonio Di Pietro (Idv), Paolo Ferrero (Prc) e Leoluca Orlando (Rete2018), prosegue: "Si è preso atto che le scelte strategiche future dei singoli soggetti sono incompatibili con la prosecuzione di un progetto politico comune, quanto meno nell'immediato. Resta intatta la stima reciproca tra tutte le forze che hanno dato vita a RC e la volontà di mantenere comunque interlocuzioni finalizzate al profondo cambiamento politico, culturale e sociale dell'Italia. Resta inoltre forte il convincimento che nel nostro Paese la presenza in Parlamento di rappresentanti delle forze unite attorno a Rivoluzione Civile avrebbe portato un arricchimento importante al dibattito per la realizzazione di una legislazione avanzata sul terreno dei diritti sociali e civili, della legalità, dell'etica nella politica e di un nuovo impianto istituzionale. Il contrario - conclude la nota - di quanto purtroppo è avvenuto".
L'ex pm di Palermo riparte con Azione Civile - Dopo aver annunciato lo scioglimento di Rivoluzione civile, Ingroia ha presentato a Roma la sua nuova formazione politica, Azione civile. Lo definisce un "movimento civico puro", con una struttura leggera di gruppi territoriali su singoli temi (ambiente, legalità). Sulla scelta fra politica e magistratura, Ingroia attende le decisioni di Tar e Csm, ma non vede un suo ruolo in magistratura fuori dalla lotta alla mafia e quindi non accetta il trasferimento ad Aosta.