TROPPO DIFFIDENTE

L'M5S aprì a Bersani, ma lui pensò a scherzo

Un gruppo di dissidenti, capeggiati da Sonia Alfano, era disposto a passare dalla sua parte, ma lui non ci credette. Il retroscena raccontato dal Fatto Quotidiano

03 Giu 2013 - 09:13
 © Ansa

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Tra i vari motivi del fallimento di Pier Luigi Bersani a Palazzo Chigi potrebbe esserci anche la sua diffidenza. Il Fatto Quotidiano rivela che l'ex segretario del Pd incaricato di formare il governo un giorno ricevette una telefonata da Sonia Alfano che gli comunicava che un gruppo di deputati grillini era disposto a passare dalla sua parte. Ma lui non le credette e riagganciò pensando a uno scherzo de "La Zanzara" di Giuseppe Cruciani.

Il retroscena viene raccontato dal giornalista Loris Mazzetti che ebbe un ruolo attivo nella vicenda. Oggi, il malumore tra le fila dei grillini nei confronti della linea dura di Beppe Grillo è più che palpabile. Alcuni lo accusano di non aver approfittato dell'occasione di accettare l'offerta di un governo con il Pd. E lui sta per sbarcare a Roma pronto con una raffica di espulsioni dal movimento.

Tra i delusi ci sono sicuramente anche quelli che, capeggiati da Sonia Alfano, si rendevano disponibili a lasciare il Movimento per creare un gruppo autonomo, a votare la fiducia al Senato a un governo Pd, in cambio dell'accettazione di alcuni punti del programma del M5S.

Ma le cose andarono diversamente da come la Alfano se le era immaginate. Bersani interrompe la telefonata pensando a uno scherzo della trasmissione radiofonica di Cruciani. "A quel punto - scrive Mazzetti - la Alfano mi chiama per un aiuto. Informo il portavoce Di Traglia che la telefonata non è uno scherzo e insieme creiamo un nuovo contatto tra i due, che si parlano più volte. Bersani, che non ha mai voluto un governo con Berlusconi, manda un suo stretto collaboratore, il senatore Miguel Gotor, in Sicilia per un incontro". Ma l'esito delle trattative non va buon fine. "Qualcosa non ha convinto i clandestini, ma soprattutto quella parte de Pd, che dal giorno dopo il voto pensava già ad un governo a larghe intese con Berlusconi e Monti mandando a casa Bersani", conclude Mazzetti.

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