Il segretario del Pd non fa sconti al Pdl e pone le condizioni per la sopravvivenza dell'esecutivo. Pronta la replica di Schifani: "Con Berlusconi interdetto dai pubblici uffiici, il Pdl lascerebbe"
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Il segretario del Pd, Guglielmo Epifani, lancia l'aut aut al Pdl dopo le reazioni per l'accelerazione della Cassazione al processo Mediaset. "Così mette a rischio la funzione stessa di questo governo - dice - C'è un limite oltre il quale il nostro senso di responsabilità non può andare". Pronta la risposta del capogruppo al Senato del Pdl, Renato Schifani: "Con Berlusconi interdetto dai pubblici uffici, il Pdl lascia il governo"
La carica del segretario del Pd - Intervistato dall'Unità il segretario del Pd, Guglielmo Epifani, punta il dito direttamente contro il Pdl. Se da un lato il Pd ha accettato (non senza polemiche e lotte intestine) la sospensione dei lavori al Senato, dall'altro si evince dalle parole del segretario che non ci si deve spingere oltre: "O c'è un chiarimento serio, o il Pdl dimostra di essere interessato ai problemi del Paese e non alle vicende giudiziarie di Berlusconi, oppure con la stessa forza con cui abbiamo fatto nascere questo governo diciamo che così non si può andare avanti".
"Il Pdl è schizofrenico, non sanno che fare" - Parlando del Pdl al Tg3, Epifani ha rincarato la dose: "Dovrebbero spiegarlo al Paese che vive la crisi e il dramma della disoccupazione: la mattina minacciano la crisi, poi Berlusconi dice 'no, andiamo avanti'... è un atteggiamento schizofrenico, non sanno cosa fare. Serve un chiarimento".
Il segretario del Pd si è scagliato anche contro il clima di pressione legato alle vicende processuali di Berlusconi: "E' ridicola questa idea del sit-in continuo. E' totalmente privo di fondamento pensare che la pressione possa indurre le Camere a risolvere i problemi giudiziari di Berlusconi o di qualsiasi altra persona". Da ora, comunque, "tutto diventa più complesso e occorre affrontare il nuovo quadro che si è aperto con la chiarezza necessaria".
Sulla scelta della sospensione, Epifani è intervenuto invece quasi sulla difensiva, forse per parare il colpo dei renziani contrari alla richiesta Pdl fin dal primo momento, affermando che : "da parte del Pd non c'è stata alcuna accondiscendenza nei confronti dell'idea di sospensione. Il Parlamento ha lavorato fino alle quattro del pomeriggio". Una scelta (sofferta ndr) "che ora ci mette nella condizione di poter dire al Pdl adesso basta".
La risposta di Schifani - Dai microfoni di Radio Anch'io il capogruppo al Senato del Pdl non lascia spazio all'immaginazione: "Se Berlusconi fosse condannato alla interdizione dai pubblici uffici, sarebbe molto difficile che un Pdl acefalo del suo leader possa proseguire l'esperienza del governo Letta - dice Renato Schifani, che tuttavia cerca di smorzare i toni -. Sulla vicenda giudiziaria di Berlusconi intendiamo avere un atteggiamento soft. Non cè nessuna rivolta contro altri poteri dello Stato, ma abbiamo il diritto di informare i nostri elettori delle dinamiche politiche e processuali di fronte alle quali ci troviamo". Riferendosi infine all'assemblea dei parlamentari di ieri sera, l'ex presidente di palazzo Madama ha sottolineato che "non c'erano falchi e colombe, ma solo sensibilità diverse nella difesa del nostro leader, cosa che Berlusconi ha molto apprezzato".
Lo scontro si sposta in casa Pd - La dichiarazione di distanza fatta da Epifani non basta e settanta senatori del Pd non ci stanno. Dopo lo stop ai lavori parlamentari accettato ieri, i cosiddetti "dissidenti" chiedono che il partito spieghi meglio all'esterno le proprie scelte, perché la distanza tra quanto comunicato in queste ore e ciò che davvero è accaduto e sta accadendo nelle Aule parlamentari è davvero paradossale". "Hanno ragione - ha risposto Epifani - perché lamentano che il loro sforzo venga considerato come se nulla fosse. E poi in parlamento non è successo quello che è stato raccontato: noi abbiamo sventato un tentativo di blocco, il Pdl ha fatto una riunione come sempre e oggi il Parlamento ha lavorato".
Casson (Pd): "Se condannato il Senato deve prenderne atto" - "Se ci dovesse essere una sentenza di condanna con una reclusione superiore ai tre anni e quindi l'interdizione dai pubblici uffici, il Senato dovrebbe prenderne atto e quindi dovrebbe trattarsi di una questione estremamente semplice e rapida". Il senatore del Pd, Felice Casson, risponde così prima di entrare in giunta per le immunità alla domanda su come si comporteranno giunta e aula nel caso in cui la Cassazione confermasse la sentenza sul processo Mediaset.
L'appello di Squinzi - Sul momento difficile per l'esecutivo di larghe intese si è pronunciato anche il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi: "Dobbiamo difendere e sostenere il governo fino in fondo e mi aspetto che ci sia una grande prova di responsabilità da parte di tutti per assicurare continuità all'azione di questo governo".
La reazione di Dario Franceschini - Anche il ministro per i Rapporti con il Parlamento ed ex segretario del Pd, Dario Franceschini, è intervenuto nel dibattito che infiamma le sorti di Palazzo Chigi. "Non si può impedire ad un partito che ha il suo leader coinvolto in una vicenda giudiziaria di dire delle parole o assumere atteggiamenti che non condividiamo, però non c'è nessuna ripercussione né ci sarà sull'attività legislativa. Il governo va avanti finché ha la fiducia del Parlamento".