Si studiano sforbiciate a ferie, congedi, indennità e buste paga dei futuri assuntiMa i sindacati di categoria sono contrari a toccare gli stipendi
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La buona intenzione di tagliare i costi c'è alla Camera dei Deputati, ma è ancora lontana dalla concreta realizzazione. A pesare sul bilancio di Montecitorio è soprattutto la spesa per il personale, 231 milioni previsti per il 2013. L'ostruzionismo delle 11 sigle sindacali dei dipendenti del Parlamento blocca il dossier affidato alla vicepresidente Pd Marina Sereni.
Slittano a mercoledì prossimo le decisioni dell'Ufficio di presidenza della Camera sui tagli al personale di Montecitorio. Nella riunione di oggi, che si è svolta in due tranche, c'è stato un ampio dibattito sugli indirizzi presentati dal Comitato per gli affari del personale, che agli inizi della prossima settimana tornerà a riunirsi per raccogliere le proposte che saranno presentate in questi giorni dai membri dell'ufficio di presidenza.
Due le linee sostanzialmente emerse nella riunione di oggi. Una prima secondo cui bisognerebbe prima effettuare riforme strutturali all'assetto organizzativo della Camera che comportino risparmi duraturi nel tempo per poi passare ai tagli. Secondo altri, invece, si dovrebbe prima iniziare a tagliare qualcosa per poi pensare alla riorganizzazione della macchina amministrativa di Montecitorio. Nella riunione di mercoledì dell'ufficio di presidenza, comunque, le linee di indirizzo che saranno alla base della contrattazione con le parti sindacali dovranno essere approvate.
A un primo esame gli stipendi di chi lavora alla Camera sono nella media: dai quasi 1500 euro di un operatore tecnico ai quasi 3mila euro di un consigliere. Si tratta, però degli stipendi netti a inizio carriera. Dopo gli scatti anagrafici e numerosi aumenti, gli stipendi delle segretarie arrivano a 8mila euro al mese netti, mentre quelli delle stenografe toccano quota 17mila euro.
La previsione di spesa per l'anno in corso è di 231 milioni di euro, dei quali oltre 48 milioni sono destinati ai contributi previdenziali, mentre 217 milioni vanno per le pensioni degli ex dipendenti. Secondo la proposta fatta dalla vicepresidente Sereni ai sindacati, le sforbiciate potrebbero toccare le indennità e gli adeguamenti automatici degli stipendi, ma anche i congedi ordinari e le ferie.
I dipendenti della Camera hanno oggi talmente tanti congedi da riuscire ad accantonarli per finire in anticipo la carriera. L'ultima innovazione al vaglio riguarda i futuri neoassunti a Montecitorio che potrebbero avere buste paga più leggere del 20 per cento, sempre se i sindacati accetteranno la proposta dell'onorevole Sereni.
L'Ufficio di Presidenza della Camera annuncia da oltre un anno la volontà di ridurre i costi del personale. Già la presidenza di Gianfranco Fini si era mossa in questo senso e Laura Boldrini aveva proseguito sulla strada tracciata annunciando al proprio insediamento tagli per 8,5 milioni di euro e riducendosi lo stipendio del 30%.