Uno studio del ministero mostra come siano aumentate le situazioni di discriminazione razziale e religiosa, ma cresce anche la consapevolezza a non tacere davanti ai soprusi
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Crescono le segnalazioni di casi di discriminazione, soprattutto razziale, all'Unar, l'Ufficio nazionale che si occupa proprio di questo fenomeno. In un anno, dal 2011 al 2012, c'è stato un incremento del 61%. Da una parte gli episodi sono in crescita, dall'altra cresce la sensibilità: chi assiste a episodi di intolleranza è meno disposto a tollerare e più propenso a denunciare.
I dati divulgati sono un anticipo della Relazione al Parlamento dell'Ufficio antidiscriminazioni razziali, frutto di un piano triennale, nato dalla collaborazione tra il ministro per l'integrazione Cecile Kyenge e il viceministro del lavoro e delle politiche sociali, Cecilia Guerra, e che verrà presentato in Consiglio dei ministri a novembre.
Odio razziale nel mirino - Un focus particolare sarà dedicato "all'odio razziale via Internet che sta aumentando" ha detto Cecile Kyenge, vittima in prima persona di attacchi di stampo razzista dentro e fuori dal web (uno degli utlimi quello da parte di un uomo di Verona che su Facebook ha minacciato di far uso delle armi contro di lei). Ma il piano riguarderà sia le discriminazioni basate sulla razza che sul colore della pelle, sull'origine etnica, sulle convinzioni religiose.
Gli indicatori su cui si baserà lo studio saranno: occupazione, alloggio, istruzione, mass media e sport, sicurezza. L'Unar ha registrato nel 2012 659 casi di discriminazione per motivi etnico-razziali, pari al 51,4% del totale dei casi trattati nell'anno. Il 40,9% delle segnalazioni sono state effettuate dalle vittime e il 35,7% da parte di testimoni della discriminazione. Nel complesso, si è registrata una maggiore propensione alla denuncia sia da parte delle vittime (+10,9%) che dei testimoni (+14,7%).
A livello regionale, il maggior numero di casi di discriminazione segnalati provengono dalla Lombardia (19,6%) e dal Lazio (14,4%): ciò dipende dal fatto che in queste due regioni sono presenti le maggiori città italiane, Milano e Roma, dove vivono numerose comunità di immigrati. Seguono l'Emilia Romagna, il Veneto, la Toscana e il Piemonte.
Nel complesso, il Nord contribuisce con il 53,6% del totale dei casi segnalati nel 2012; il Centro per il 27,6% e il Sud per il 14% dei casi. Uomini e donne sono presenti in ugual misura tra le vittime, che invece tendono a essere più giovani dei testimoni:quasi il 40% delle persone che hanno denunciato di essere state oggetti di discriminazioni etnico-razziali ha meno di 35 anni. La nazionalità delle vittime è prevalentemente straniera (63,7%), mentre i testimoni sono prevalentemente nati in Italia . Gli episodi denunciati si sono verificati nel 19,6% dei casi nell'ambito dei mass media, il 18,2% ha invece riguardato il lavoro e il 17% la vita pubblica. Il 30,1% ha riguardato episodi veicolati attraverso Internet.