L'attacco arriva dopo le dichiarazioni sull'annuncio di una legge sullo ius soli
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"Perché la sciura Kyenge non va a fare la ministra in Egitto?". Il nuovo attacco contro il ministro dell'Integrazione viene dal vicesegretario della Lega, Matteo Salvini, dopo l'intervento sulle conseguenze della situazione esplosiva del Paese. "La sciura Kyenge - scrive Salvini su Facebook - dice che la crisi in Egitto porterà un'impennata di immigrazione e che una legge sullo ius soli va fatta e si farà. Come dire avanti, in Italia c'è posto per tutti".
La Kyenge era intervenuta in un'intervista a QN a proposito dell'escalation di tensione in Egitto dicendo che, dal momento che gli scontri nel Paese porteranno nuovi flussi migratori, il governo sta già "rafforzando le strutture per l'accoglienza" anche se l'Europa deve cambiare ruolo.
Appello all'Europa - "Nell'ultimo anno - dice il ministro - sono arrivati in Italia 24mila migranti, un terzo dei quali solo negli ultimi quaranta giorni. Dopo quelle in Libia e in Siria, le violenze in Egitto spingeranno molte persone a scappare alla ricerca di un futuro". Ma l'Europa deve assumere un ruolo diverso, sottolinea la Kyenge: "E' necessario rivedere le procedure fissate dalla Convenzione di Dublino in base alle quali si può chiedere asilo solo nel Paese dove si è sbarcati. Occorre dare attuazione alla direttiva europea del 2011 che stabilisce che quando ci sono emergenze umanitarie è l'Europa e non i singoli stati a ricevere i profughi".
Per la Kyenge l'Occidente non ha sbagliato nel sostenere la "primavera araba", ma per i processi democratici che maturano dal basso "occorre tempo". La tesi per cui la legge islamica sia una tradizione non conciliabile con la democrazia è un "discorso pericoloso" per il ministro, che invita a "mettere al centro la persona e i suoi diritti". Poi sottolinea che l'immigrazione può essere guardata anche come "opportunità" se gestita "con intelligenza", ad esempio "evitando di creare dei ghetti". Quanto allo ius soli precisa che parla di "ius soli temperato" e ricorda di aver "presentato un disegno di legge per riconoscere la cittadinanza a chi nasce in Italia da genitori che risiedono qui da almeno cinque anni, o a chi è nato altrove ma ha frequentato il primo ciclo scolastico nel nostro Paese". Una legge, assicura il ministro, "si farà".