L'anticipo dell'imposta servirà a raccogliere i tre miliardi necessari per non toccare l'Iva
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Addio Imu? Parrebbe di no. La tassa sulla prima casa tornerebbe infatti tra le pieghe della "service tax". Il governo, riporta Repubblica, è infatti impegnato a far quadrare i conti, possibilmente senza aumentare di un punto l'Iva dall'1 ottobre. Ma per far questo, è necessario l'anticipo al 2013 dell'entrata in vigore della "service tax", inizialmente prevista per il 2014, come aveva affermato il premier Letta.
Questo anticipo, che sarebbe versato a fine anno, porterebbe nelle casse pubbliche quasi 3 miliardi contro i previsti 2,3 che erano attesi dalla seconda rata Imu sulla prima casa. Anche la service tax, esattamente come l'Imu, verrebbe calcolata sulla base della rendita catastale degli immobili di proprietà, oppure sui metri quadrati. Naturalmente queste voci stanno però portando grande scompiglio nella maggioranza, in particolare nel Pdl.
D'altra parte, le ragioni per cui la service tax verrebbe anticipata sono gravi e urgenti. Innanzitutto ci sono i problemi dei conti pubblici, sottolineati dal ministro dell'Economia Fabrizio Saccomanni e da Bruxelles, che ci ha pesantamente rimproverato proprio sull'abolizione dell'Imu, visto che la mossa va esattamente nella direzione opposta a quella chiesta dall'Europa: a essere tassati devono essere i patrimoni, non le persone. E ancora, sono arrivati nuovi moniti dalla Corte dei conti, che ha avvertito: coperture conti a rischio proprio per il taglio della prima rata Imu, oltre che per il concordato sulle slot machine.
Ora si tratta di capire su quale base imponibile sarà calcolato l'anticipo della service tax: si ipotizza di far versare il 2 per mille sulla rendita catastale rivalutata invece del 4 previsto. Oppure, di far pagare un euro al metro quadrato. Questo significa, come calcola la Uil servizi, che il proprietario di un'abitazione media A/2 A/3, costata nel 2012 225 euro di Imu, pagherà quest'anno circa 110 euro, meno della metà.