"PORCATE? MALINTERPRETATO"

Stabilità, Squinzi a Camere: "Mi scuso"

Riferendosi al testo di legge, il presidente di Confindustria aveva parlato di "porcate". "Le mie dichiarazioni - dice - malinterpretate dai media"

24 Ott 2013 - 15:25
 © Ap/Lapresse

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"Credo che le mie dichiarazioni siano state misinterpretate dai media presenti. Me ne scuso". Parola di Giorgio Squinzi, che nei giorni scorsi aveva parlato di "porcate" riferendosi alla Legge di Stabilità. Il presidente di Confindustria ha continuato dicendo di essere dispiaciuto "se questo possa essere stato interpretato come una non considerazione della sacralità del Parlamento".

"Le mie recenti considerazioni, con chiaro riferimento alle usanze del passato, - ha proseguito - nascono dalla preoccupazione di vedere superata l'apprezzabile modalità d'esame del documento di programmazione della spesa pubblica, riportandoci indietro, agli anni delle politiche che piegavano, in modo radicale, la programmazione del bilancio alle necessità degli infiniti campanili del nostro Paese. In un momento come l'attuale non possiamo, per nessun motivo, ipotizzare un simile spettro. Mi auguro di cuore di essere stato troppo pessimista".

"Servono modifiche profonde" - Squinzi, in audizione alle commissioni Bilancio di Senato e Camera, ha comunque ribadito: "La risposta contenuta nella Legge di Stabilità non è stata all'altezza delle attese. E', quindi, a nostro avviso da modificare profondamente". "Le scelte effettuate sono ancora distanti da quelle auspicate - ha aggiunto - avendo il governo privilegiato un approccio di cautela, prudenza e attenzione all'obiettivo del rispetto del saldo di bilancio, pur doveroso".

Cuneo fiscale, "aumentare forza d'urto" - A proposito delle risorse per la riduzione del cuneo fiscale, il presidente di Confindustria ha detto: "E' importante che il Parlamento mantenga l'impianto della manovra e rafforzi le misure previste per aumentarne la forza d'urto", individuando "coperture ulteriori e ugualmente efficaci, che non vengano bocciate a Bruxelles e che non si traducano in nuovi aumenti del prelievo".

"Crediamo nell'Italia, ma dateci un Paese normale" - "Noi imprenditori crediamo nel futuro, crediamo nell'Italia, che è competitiva ed è il secondo Paese manifatturiero in Europa. Dobbiamo essere ottimisti e abbiamo la forza per venirne fuori, ma ci vuole anche lo Stato. Dateci un Paese normale e gli italiani sapranno far vedere di cosa sono capaci", ha concluso Squinzi, chiedendo una decisa semplificazione burocratica a favore di cittadini e imprese.

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